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Mafia Capitale: Marino e Bindi se le suonano in commissione antimafia

Alta tensione in commissione antimafia tra il sindaco Ignazio Marino e la collega di partito Rosy Bindi: “Lei alla domanda ‘perchè non avevate controllato le cooperative di Buzzi’ non mi ha risposto”.
A cura di Valerio Renzi
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Botta e risposta in commissione antimafia tra il sindaco della capitale Ignazio Marino e la collega di partito Rosy Bindi, a capo della commissione. Sicuro del consenso ritrovato dopo l'esplosione dell'inchiesta su Mafia Capitale e sicuro di aver ricompattato il Pd sul suo nome, Marino non si aspettava forse l'affondo della Bindi. "Il malaffare in Campidoglio si è fermato al mio arrivo" dichiara Marino, ma subito interviene la Bindi che rintuzza: "La mafia è innegabile che ha avuto rapporti politici anche con la sua giunta".

"Roma non è malata. Ci sono solo state mele marce" dice il primo cittadino, ma la Bindi non si fa convincere dalle formule di rito e insiste: "La mafia si è insediata e ha fatto il salto di qualità con Alemanno ma è innegabile che ha avuto rapporti politici anche con la sua giunta". "Non c'è nessuno nella mia amministrazione indagato per associazione mafiosa", continua Marino visibilmente irritato. L'ex assessore alla Casa Daniele Ozzimo e l'ex presidente dell'aula Giulio Cesare Mirko Coratti sono infatti indagati "solo" per corruzione, ma l'ex presidente del Pd non si fa convincere tanto facilmente: "Chi è indagato per corruzione in un'indagine per mafia è comunque un interlocutore e forse il terminale o l'arma impropria che viene utilizzata".

La Bindi incalza Marino sui rapporti con Salvatore Buzzi

Al centro delle domande a cui Ignazio Marino ha dovuto rispondere i rapporti con il ras delle cooperative Salvatore Buzzi. "Lei esclude che Buzzi abbia finanziato la sua campagna elettorale?", chiede la Bindi, ma il sindaco risponde sicuro: "Assolutamente no. Lei non me l'ha chiesto e io non lo ho escluso e anzi lo affermo: Buzzi ha finanziato la campagna elettorale e quei soldi sono soldi regolarmente denunciati alla Corte dei Conti". Ancora una volta la Bindi non si arrende: "Il guadagno che veniva fuori dalle cooperative e che poi finiva in tangenti, questo denaro pubblico in gran parte è sotto il controllo dell'amministrazione comunale. La domanda è semplice: chi doveva controllare?". "Noi abbiamo cercato di imporre all'interno dei campi la legalità con gli strumenti di cui disponevamo", la risposta di Marino che viene ancora incalzato "lei alla domanda ‘perchè non avevate controllato le cooperative di Buzzi' non mi ha risposto".

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