Per i giudici Mafia Capitale non è mafia: respinta per tutti gli imputati l'aggravante di associazione mafiosa, riconoscendo invece due distinte associazione a delinquere. La X Sezione Penale del Tribunale di Roma, pur comminando pene estremamente pesanti per reati gravi, non ha riconosciuto la vera scommessa della procura: l'esistenza di un'organizzazione mafiosa "originale e originaria" a Roma, usando l'ormai celebre formula del procuratore capo Giuseppe Pignatone.
Una sentenza che non stupisce chi ha seguito passo dopo passo le 23o udienze del processo, che ha scoperchiato quel verminaio tra politica, criminalità e imprenditoria in grado di mettere le mani su milioni di euro di appalti pubblici. Un sistema corruttivo grave, una malattia da estirpare, un'organizzazione in grado di ungere gli ingranaggi a destra e a sinistra, di legare negli stessi affari elementi criminali e colletti bianchi, ma non un sistema mafioso.
Non bisogna abbassare la guardia: a Roma la mafia c'è
Il rischio è che questa sentenza faccia abbassare la guardia e l'attenzione, prima di tutto della politica e della società civile, su invece quella che a Roma è una vera e propria emergenza, come mostrano ogni giorno gli arresti e i sequestri: il radicamento delle mafie. Roma è una città di mafie, che non solo investono i capitali sporchi, ma agiscono direttamente inquinando la vita civile ed economica. E grazie all'inchiesta ‘Mondo di Mezzo' un tabù è definitivamente caduto: quello che faceva negare anche ad uomini dello Stato e delle istituzioni che a Roma la mafia ci fosse. Rispetto a questo è necessario che non si faccia un passo indietro. Perché dentro il Raccordo Anulare le mafie controllano interi quartieri, investono milioni di euro e stipendiano migliaia di persone.
La mafia romana "originale e originaria" sta nascendo nelle piazze di spaccio
Se un mafia "originale e originaria" sta nascendo nella capitale, la si può trovare nelle piazze di spaccio di Tor Bella Monaca e San Basilio. Dove la criminalità romana ha definitivamente cambiato pelle: da batterie di rapinatori e spacciatori che lavorando per la camorra e per la ‘Ndrangheta, a clan che controllano il territorio palmo palmo, dove anche i rapporti familiari hanno un'importanza. Sempre più Gomorra sempre meno Romanzo Criminale, per dirla con due fiction di successo.
Organizzazioni che crescono tentando di mettersi in proprio, che sono potenti grazie ai soldi fatti con la cocaina, che hanno sostituito il welfare dentro la crisi economica, mettendo a stipendio migliaia di persone. Perché non è vero come sosteneva Buzzi che "si fanno più soldi con gli immigrati che con la droga". E dal business degli stupefacenti nasce la mafia romana, quella con cui cittadini e istituzioni devono ancora fare i conti.