All'estrema periferia di Roma, dove gli ex insediamenti industriali e vecchi capannoni abbandonati hanno creato un deserto da scenario postapocallitico, abita un popolo di invisibili. Uomini, donne e bambini di provenienza ed estrazione diversa che hanno trovato riparo in stabili abbandonati e fatiscenti, privi di servizi e assediati dai rifiuti. È il caso degli occupanti di via Raffaele Costi. Un insediamento spontaneo, che ricorda più una favelas che le occupazioni dei movimenti per il diritto all'abitare. Qui si vive con il sostegno di volontari – come gli avvocati dell'associazione Alter Ego – e dell'interessamento di alcune organizzazioni per i diritto umani, come InterSos che ha prestato cure sanitarie.
Situazioni al limite del collasso quelle che si trovavano in via di Vannina, lungo via Tiburtina, e in via Raffaele Costi, tra via di Tor Cervara e il Raccordo. E proprio gli abitanti di via Costi hanno deciso di scrivere una lunga lettera alle istituzioni e in particolare alla sindaca di Roma Virginia Raggi per cercare dialogo e risposte.
"Siamo le famiglie italiane e rumene, gli anziani ed i rifugiati che abitano in via Raffaele Costi, in un palazzo occupato nell’estrema periferia di Roma. – si legge nella missiva – Da più di quattro anni, sopravviviamo immersi in una discarica abusiva a cielo aperto che circonda il nostro stabile, una montagna di immondizia che abbiamo visto crescere di mese in mese nell’indifferenza più totale delle istituzioni, nonostante le nostre numerose richieste per la rimozione di quei rifiuti".
Poi lo scorso 30 agosto quella discarica abusiva di immondizia è andata a fuoco e l'immobile è stato gravemente danneggiato, e solo per un caso non ci sono state conseguenze per chi vi abita. "La polizia ha messo sotto sequestro lo stabile e noi siamo stati costretti a stare per due notti nel parcheggio di un distributore di benzina. – scrivono gli abitanti di via Costi – La protezione civile, in quei giorni, ci ha fornito solo due bottiglie di acqua a testa".
Si sentono abbandonati dalle istituzioni, e soprattutto non hanno nessuna intenzione di accettare la soluzione di case famiglia per donne e bambini, con il conseguente smembramento dei nuclei familiari "Vogliamo che le nostre famiglie vengano tutelate e rimangano unite, non ci sembra di chiedere troppo. Al nostro rifiuto, la Sala Operativa Sociale è sparita e non si è fatta più vedere".
Lo scorso sabato hanno deciso di rientrato nello stabile non avendo altro posto dove andare. L'immondizia continua a circondare il palazzo: neanche i cumuli andati a fuoco sono stati rimossi: "Ci chiediamo dove siano le istituzioni in tutto questo. Ci chiediamo come sia possibile essere indifferenti dinanzi a minori e malati che vivono in queste condizioni disumane. Per questo le proponiamo, Sindaca, di venire a Via Raffaele Costi per vedere con i suoi occhi quello che accade nella metropoli che amministra e di avviare subito un tavolo di confronto con noi. Ci incontri e ci guardi in faccia. Ci incontri ed abbia il coraggio di dire ai nostri figli che l’unica soluzione che sa trovare è quella di separarli dai loro padri".