La polemica parte in quarta questa mattina quando la rassegna stampa arriva nelle caselle mail e sulle scrivanie dei politici della destra romana. Occasione è l'apertura dell'edizione romana del Messaggero che titola: "Roma, case popolari ai rom, la mossa di Raggi: via alle assegnazioni". Ecco cosa si legge nell'attacco dell'articolo:
I primi cinque appartamenti sono già stati assegnati, tocca solo fare il trasloco dalle roulotte. E altre 20 famiglie rom sono state ammesse alle graduatorie delle case popolari. Per svuotare le baraccopoli dei nomadi, che vanno smantellate entro il 2021, la giunta di Virginia Raggi gioca la carta degli alloggi comunali
Subito si scatena il fuoco di fila verso il Campidoglio. Il tono delle dichiarazioni può essere riassunto da quanto scrive su Facebook la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni: "Il sindaco di Roma Raggi assegna le case popolari ai nomadi. Da M5S a N5S (Nomadi a 5 stelle) il passo è breve: grazie ai grillini ai nomadi casa popolare e reddito di cittadinanza. Un gran bel vivere. Per gli italiani poveri e onesti sarà per la prossima volta".
Subito dal Campidoglio arriva la replica: "L'assegnazione degli alloggi di Edilizia residenziale pubblica segue la normativa vigente e non è connessa, in alcun modo, con il Piano per il superamento dei campi rom. L'assegnazione avviene infatti sulla base dello scorrimento delle graduatorie e dei requisiti legati a ogni domanda". "Non esiste e non può quindi esistere alcuna strategia in materia: gli alloggi vengono assegnati esclusivamente agli aventi diritto, cosi' come regolato e previsto da apposite norme. – prosegue la nota – Si tratta di una procedura valida per tutti i cittadini, senza alcun trattamento ad hoc legato alla provenienza etnica e geografica". Poi arriva anche la stessa sindaca Virginia Raggi che parla della "solita destra razzista e chiacchierona" che ne spara un'altra.
E in effetti l'assegnazione delle case popolari non appare legate al piano per la chiusura dei campi rom, ma al semplice scorrere delle graduatorie dove, tra gli aventi diritti, si trovano anche cittadini residenti nei campi rom. Tra l'altro nel 2014 è stata annullata la validità di una circolare valutata come "discriminatoria", emessa ai tempi dell'amministrazione di Gianni Alemanno e superata durante la Giunta Marino. Certo Virginia Raggi sembra ottimista per quanto riguarda l'efficacia del piano di chiusura dei campi rom, ma questo è tutt'altro argomento.
Che l'amministrazione Raggi voglia chiudere i campi rom procedendo con l'assegnazione delle case popolari in via prioritaria è, dunque, a tutti gli effetti una bufala, come suggerito anche da Fabrizio Ragucci, segretario dell'Unione Inquilini di Roma: "La domanda di casa popolare è uguale per tutti e non c'è alcuna via preferenziale per le persone della comunità rom. Mi chiedo se, in un periodo di odio sociale, si cerchi di soffiare sul fuoco dell'intolleranza tra i cittadini che soffrono per la mancanza di politiche abitative strutturali. A Roma ci sono oltre 10mila persone in precarietà alloggiativa". Il sindacato degli inquilini così sottolinea come il problema vero nella capitale dell'emergenza abitativa non è l'assegnazione di qualche casa popolare a chi vuole uscire dai ghetti etnici chiamati campi rom, ma la mancanza di alloggi per tutti quelli che ne hanno bisogno e soprattutto diritto.