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Opinioni

Giunta Raggi, costo di staff e consulenti: la spending review vale solo per gli altri?

Dopo le polemiche sullo stipendio annuo di Carla Ranieri come capo gabinetto di Virginia Raggi, la spesa complessiva per staff e giunta del governo a 5 stelle della Capitale si aggirerà con le ultime nomine previste attorno ai 5 milioni (contro i 5,3 della precedente giunta Marino): non proprio una rivoluzione.
A cura di Valerio Renzi
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Speding review per tutti tranne che per la giunta di Virginia Raggi. All'indomani delle polemiche per lo stipendio di Carla Ranieri, pagata 193.000 euro l'anno per ricoprire il ruolo di capo di gabinetto della sindaca, è partito come di consueto il tam tam di risposta del M5s, con comunicati e post sui social di parlamentari, assessori e consiglieri. Con Ignazio Marino si spendevano 5,3 milioni di euro all'anno per staff e giunta, quando c'era Alemanno addirittura si sfioravano i 7 milioni, con Raggi si spenderanno "solo" 5 milioni e forse anche qualcosina meno. Come dire: non proprio una rivoluzione rispetto ai tempi di Marino. A fare scalpore, e a provocare mal di pancia tra la base e non solo, è poi il caso di Salvatore Romeo, dirigente pubblico chiamato a ricoprire la casella di capo segreteria politica della sindaca, che ha avuto uno scatto di stipendio da 40.000 euro annui a 105.000 euro. Più del doppio dello stipendio percepito in precedenza dunque, in virtù della suo attivismo politico, mantenendo intatto il suo posto di lavoro pubblico. Senza contare il fatto che la giunta Marino contava su 12 assessori contro i 9 di Raggi.

Sul caso Ranieri è intervenuto anche l'assessore al Bilancio Marcello Minenna: "È un giudice e come tale il suo stipendio è conforme all'imponibile complessivo che da magistrato ammontava prima a 207 mila euro. Questo è stato fatto: assicurare a un giudice, che ha il merito di aver investito tutta la sua carriera professionale nella lotta alla corruzione, lo stesso trattamento economico che percepiva in precedenza". Una difesa inappuntabile se non cozzasse con la retorica dei tagli dei costi della politica di cui il M5s ha fatto una bandiera, e che rischia di infrangersi nella materiale gestione del potere, di incarichi a chiamata diretta e nella scelte delle competenze che, è bene ricordarlo, a volte si pagano caro.

Quello che però non si ricorda Minenna è che Ranieri è stata nominata senza la promulgazione di un banda di gara pubblico, con la conseguente discrezionalità del compenso, ma ha chiamata diretta in base all'articolo 110 del Tuel, che prevede un tetto di 170.000 euro all'anno. Una circostanza che non è sfuggita alle opposizione che annunciano ricorsi. Ad aiutare non hanno poi aiutato le parole della diretta interessata, lontane anni luce dagli strali contro i costi della politica e la retorica del MoVimento: “Io non guadagno tanto – ha dichiarato al Corriere della Sera – la differenza con il mio stipendio precedente è di 1.000 euro al mese, e con quei soldi devo pagare i viaggi per Milano dove risiede la mia famiglia e l’albergo a Roma“.

Insomma il rischio che corre il M5s in generale, e la giunta di Virginia Raggi in particolare, è che le regole che si vorrebbero imporre agli altri, poi fanno eccezione per se stessi. Domani, assieme al direttore generale pro tempore di Ama, la giunta assegnerà anche una delega particolare per il territorio di Ostia, commissariato per mafia: compenso annuo 40.000 euro e andrà con tutta probabilità ad un attivista del territorio. Non uno stipendio d'oro certo, ma molto di più ad esempio di quello di un consigliere o di un assessore municipale, per ricoprire un ruolo squisitamente politico.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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