Ancora pochi mesi e la discarica di Colleferro chiuderà per sempre. Il suo utilizzo non potrà andare oltre l'8 gennaio 2020. Una settimana fa l'amministrazione del comune dell'area metropolitana di Roma, ha simbolicamente iniziato la piantumazione di alberi, inaugurando il corso "post mortem" della discarica di Colle Fagiolara. Al momento la discarica riceve tra le 1000 e le 1100 tonnellate al giorno di rifiuti trattati della capitale. Tonnellate di immondizia portata da Ama nell'impianto Tmb di Rocca Cencia di sua proprietà, ma anche in altri impianti nel Lazio, in Abruzzo e da questa settimana nelle Marche, che poi arriva qua dopo essere stata trattata.
Dove finirà questa enorme quantità di rifiuti una volta chiusa la discarica di Colleferro? Al momento un'alternativa ancora non è stata delineata, come spiega l'ex presidente di Ama e ora numero uno di Lazio Ambiente Daniele Fortini. "Ad oggi un'alternativa a Colleferro può essere solo un sito nel perimetro della Città Metropolitana di Roma. – spiega – L'unico sito esistente individuabile è la discarica di Albano Laziale, che era al servizio del Tmb andato a fuoco due anni fa, dove ci sono solo delle cubature residue da utilizzare".
Un soluzione che peraltro non potrebbe che essere temporanea. La discarica di Albano Laziale, qualora il suo utilizzo fosse autorizzato, non potrebbe che accogliere tra le 100.000 e le 130.000 tonnellate in tutto. Una capienza che non basterebbe neanche per sei mesi di conferimento. "Come ha detto il ministro dell'Ambiente Sergio Costa, e come messo nero su bianco anche dal piano regionale dei rifiuti, Roma non ha bisogno della solita soluzione tampone di pochi mesi. La capitale ha bisogno di un impianto di smaltimento che possa essere utilizzato almeno per due o tre anni".
In queste condizioni "il rischio di emergenza è molto, molto elevato", ribadisce Fortini. Senza portare i rifiuti fuori regione, o all'estero, non sembra esserci alternativa alla così detta discarica di servizio, di cui la sindaca Virginia Raggi e il Movimento 5 stelle però ancora non hanno voluto sapere niente. Ma il tempo stringe e il movimento Rifiutiamoli, che da anni si batte contro la discarica, mette le mani avanti ribadendo che ogni proroga sarebbe inaccetabile. "Il ciclo dei rifiuti di Roma e le decisioni prese a livello regionale hanno provocato ferite profonde a territori come il nostro. – spiega la portavoce Rebecca Silvagni – Dopo il 31 dicembre 2019 Colleferro non sarà più lo sbocco per lo smaltimento dei rifiuti della Capitale. Come movimento Rifiutiamoli non permetteremo alcuna proroga al funzionamento della discarica e contrasteremo il progetto del Compound industriale da 500mila tonnellate previsto a Colleferro, perché è una decisione calata dall'alto contenuta in un piano rifiuti che difficilmente sposterà la gestione verso l'economia circolare e la sostenibilità".