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Opinioni

Emergenza abitativa: cominciamo a risolverla utilizzando i 194 milioni dei fondi ex Gescal

A Roma la politica discute di come sgomberare migliaia di persone ma mai di come garantire a tutti un tetto sopra la testa. Si potrebbe cominciare ad esempio dall’utilizzo dei fondi Ex Gescal, 194 milioni che Regione Lazio e Roma Capitale si devono mettere d’accordo su come utilizzare. Soldi che potrebbero dare impulso a politiche innovative a cominciare dal recupero del patrimonio esistente e abbandonato.
A cura di Valerio Renzi
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In questa torrida estate si continua a discutere di sgomberi a Roma. In particolare, dopo le barricate in fiamme e le polemiche seguite al violento sgombero dell'ex scuola di via Cardinal Capranica a Primavalle, i prossimi immobili da "liberare" dai loro abitanti nella lista stilata dalla Prefettura ci sono le occupazioni di via del Caravaggio e di via Tempesta, dove abitano centinaia di famiglie in emergenza abitativa.

Gli sgomberi e le occupazioni sono al centro della polemica politica. A un estremo la posizione del titolare del Viminale e leader della Lega Matteo Salvini, che vorrebbe il pugno di ferro "contro gli abusivi", poi via via le posizioni più articolate della sindaca Virginia Raggi e del Partito Democratico che in sostanza chiedono che si intervenga senza l'utilizzo della forza per "ripristinare la legalità" e solo dopo aver approntato soluzioni alternative, più o meno concertate con gli occupanti.

Il paradosso però vuole che la ragione per cui a Roma migliaia di persone occupano una casa non sia mai al centro della discussione. Ci si accapiglia su come estirpare il sintomo, facendo finta che non sia il prodotto di un problema sociale e politico: l'incapacità delle istituzioni di garantire il diritto alla casa a tutti. Così le ricette possibili per risolvere "l'emergenza casa" rimangono al margine del dibattito pubblico, invece di essere messe al centro della discussione tra forze politiche e sociali, interessando esperti, media e perché no anche il mondo dell'impresa.

Eppure le risorse disponibili per fare qualcosa subito ci sono. Parliamo dei fondi Ex Gescal, un "tesoretto" che per Roma e il Lazio ammonta a 194 milioni di euro vincolati alla realizzazione di politiche pubbliche per l'edilizia popolare. Di questi 40 milioni sono vincolati alla ripartizione delle case Ater, così da ottenere dove necessario tagli di una metratura adeguata per rispondere alle esigenze della società di oggi.

La Gescal (Gestione Case per i Lavoratori) era il fondo dove, dalle tasse dai redditi da lavoro, venivano dirottate le risorse necessarie alla realizzazione soprattutto delle case popolari. Quando questo ha smesso di esistere però una parte delle risorse risultava ancora inutilizzata, soldi finiti nella pancia di Cassa Depositi e Prestiti e ripartiti per regioni.

Per utilizzare i fondi Gescal ci sta una precisa procedura. Prima di tutta la Regione dove stabilire una "programmazione", vale a dire gli interventi da realizzare, poi i comuni e gli enti preposti si occupano della costruzione degli alloggi, predisponendo la progettazione, i bandi e gestendo le assegnazioni. A Roma si calcola che siano circa 13.000 le famiglie in attesa di una casa popolare, mentre le graduatorie scorrono lentamente. Tra loro moltissimi degli occupanti di palazzi e alloggi vuoti o invenduti.

Perché allora non mettere al centro di una discussione pubblica l'utilizzo di questi fondi? Perché Regione Lazio e Roma Capitale non iniziano proprio da qua? Con quei soldi quanti stabili si possono recuperare per realizzare alloggi popolari? Quali sono gli ostacoli per mettere in atto una nuova politica pubblica sul terreno dell'abitare a cominciare dal questi soldi? L'impulso che potrebbe arrivare dall'impiego di questi fondi potrebbe non solo dare una prima risposta concreta – e in tempi ragionevoli – a chi ha diritto a una casa, ma potrebbe anche aiutare a sperimentare politiche pubbliche innovative, a cominciare dal recupero del patrimonio in disuso senza bisogno di consumare ancora suolo.

Proprio sull'utilizzo dei fondi Gescal insistono i movimenti per il diritto all'abitare e i sindacati degli inquilini, che continuano a chiedere alla Regione Lazio che fine abbiano fatto e perché non se ne dispone l'utilizzo subito per intervenire nella capitale.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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