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Direzione nazionale antimafia: “Carminati condizionava politica e amministrazione”

Oggi il presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi e il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti hanno presentato il rapporto annuale della Direzione nazionale antimafia: “Carminati e soci hanno potuto condizionare pesantemente il contesto politico ed amministrativo romano”.
A cura di Valerio Renzi
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Oggi il presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi e il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti hanno presentato il rapporto annuale della Dna (Direzione nazionale antimafia). Il rapporto fa il punto sulla penetrazione delle associazioni mafiose su tutto il territorio nazionale e, per quanto riguarda il Lazio, sottolinea la penetrazione di tutte le organizzazioni mafiose originarie, che non solo investono nella regione i proventi delle attività illecite e fanno affluire fiumi di droga, ma si sono organizzate per controllare direttamente porzioni di territorio. A dimostrarlo le recenti inchieste sulla penetrazione mafiosa sul litorale di Roma e sui clan di camorra lanciati alla conquista di Roma Sud.
La Dna si è poi concentrata sull'inchiesta che ha portato alla luce mafia capitale, ovvero all'emersione di mafie autoctone a Roma, con caratteristiche proprie e in rapporto con le mafie classiche. In particolare secondo la Direzione nazionale antimafia la cricca era in grado di influenzare l'ambiente politico e i gangli amministrativi della città. "Massimo Carminati avvalendosi del legame con alcuni personaggi dell'estrema destra romana divenuti negli anni importanti personaggi politici o manager pubblici, e attraverso alcuni esponenti del mondo imprenditoriale, ha potuto condizionare pesantemente il contesto politico ed amministrativo romano – si legge nel rapporto – determinando la nomina di personaggi ‘graditi' in posizioni strategiche quali quelle di presidente e di capo segreteria dell'assemblea capitolina, di presidente della Commissione per la Trasparenza del consiglio capitolino, di direttore generale, consigliere di amministrazione, dirigente dell'azienda municipalizzata Ama; ottenendo l'allontanamento e la sostituzione del direttore del dipartimento per i servizi sociali del Comune di Roma in quanto non ‘sensibile' alle esigenze del sodalizio; intervenendo nelle elezioni comunali di Sacrofano, paese alle porte di Roma".
"In tal modo – prosegue la Dna – il sodalizio ha costituito quello che i Pubblici Ministeri definiscono un capitale istituzionale, consistente in un articolato sistema di relazioni arrivato a coinvolgere i vertici delle istituzioni locali, grazie al quale ottenere appalti o accelerare pagamenti, o comunque individuare fonti di arricchimento in favore delle aziende controllate, e realizzare così ingentissimi guadagni".
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