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Omicidio Desirée Mariottini a Roma

Desirée Mariottini uccisa a San Lorenzo, il padre: “Ho cercato di salvarla, non ce l’ho fatta”

“Ho cercato di salvarla ma non ho potuto fare niente”. Lo ha detto oggi davanti al giudice del Tribunale di Latina Gianluca Zuncheddu, il padre di Desirée Mariottini, la 16enne violentata e uccisa in uno stabile abbandonato del quartiere San Lorenzo a Roma. L’uomo ha parlato del rapporto con la figlia nell’udienza del processo a carico dei quattro accusati di averla stuprata e uccisa.
A cura di Natascia Grbic
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È stato sentito oggi al Tribunale di Latina Gianluca Zuncheddu, il padre di Desirée Mariottini, la ragazzina di sedici anni violentata e uccisa il 19 ottobre 2018 in uno stabile abbandonato in via dei Lucani nel quartiere San Lorenzo a Roma. "Ho cercato di salvarla ma non ho potuto fare niente", ha dichiarato davanti al giudice. L'uomo, infatti, aveva un divieto di avvicinamento nei confronti dell'ex compagna e madre della 16enne. Zuncheddu non ha riconosciuto Desirée alla nascita (tanto che lei portava il cognome della madre), ma ha dichiarato di essersi sempre interessato della vita della figlia. Tanto che, una volta che l'aveva beccata con degli spacciatori vicino casa, ha iniziato a litigare con loro rompendo anche una bottiglia. Desirée, spaventata, era tornata nuovamente a casa dalla madre. Sembra che il padre avesse intimato ai pusher di Cisterna di Latina di non vendere droga alla figlia: forse per quello la 16enne era andata fino a Roma la notte in cui poi è morta.

I quattro accusati dell'omicidio di Desirée Mariottini

Sul banco degli imputati, Alinno Chima, Mamadou Gara, Yussef Salia e Brian Minthe, accusati di omicidio volontario, violenza sessuale aggravata e cessione di stupefacenti a minori. Secondo la ricostruzione della Procura di Latina, i quattro prima l'avrebbero indotta a bere e a consumare ingenti quantità di stupefacenti, poi l'avrebbero violentata in gruppo. Quando Desirée ha iniziato a sentirsi male, l'hanno lasciata morire senza chiamare i soccorsi. Che, forse, le avrebbero salvato la vita. "Meglio lei morta che noi in galera", avrebbero detto, secondo il racconto di alcuni testimoni presenti nello stabile abbandonato di via dei Lucani.

La mamma di Desirée: "Era molto timida"

La scorsa udienza ha testimoniato davanti al giudice anche la mamma di Desirée, Barbara Mariottini. La donna ha raccontato di una ragazza timida, vittima di bullismo per i suoi problemi alla caviglia, e molto dolce. Una volta accortasi che la 16enne aveva iniziato a drogarsi, ha provato a chiedere aiuto ai servizi sociali. Ma nessuno l'avrebbe aiutata.

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