Debora Cerreoni è il grimaldello che ha permesso agli inquirenti di entrare nelle stanze del clan Casamonica. Ha 34 anni e nella vita non ha mai vissuto in un ambiente diverso da quello della mala romana. Figlia di un criminale della Banda della Magliana, dal 2002 al 2014 è stata sposata con Massimiliano Casamonica, figlio del boss della famiglia Giuseppe. Da quel momento diventa una della famiglia, convola a nozze con rito rom e con Massimiliano ha tre figli. Si trasferisce nel "fortino" di Porta Furba e da qua ha accesso ai segreti della famiglia, scopre come funziona il clan, i rapporti tra le famiglie, compiti e gerarchie. E fornisce così una mappa dettagliatissima dell'organigramma e della logica interna con cui agiscono i Casamonica, uno strumento che sarà indispensabile agli inquirenti nel corso dell'inchiesta che ha portato ieri a 37 arresti.
Debora Cerroni diventa una collaboratrice di giustizia
Debora viene fermata nel 5 agosto del 2015, chiamata a fornire informazioni dalle forze dell'ordine. In quel momento si dice disponibile a collaborare se lo Stato la proteggerà, ed è perfettamente consapevole di rischiare la vita nel farlo, come mostrano le sue parole riportate all'interno dell'ordinanza:
A 34 anni ha voglia di ricominciare, non sente più nessun vincolo verso quella che per 12 anni era stata la sua casa ma anche la sua prigione. L'arresto di Massimiliano ha fatto saltare il tappo, pensa ai suoi figli Debora, di sé dice: "Ho perso la dignità di essere mamma", si senti in colpa di aver fatto crescere i bambini in un ambiente mafioso e criminale. Un primo passo però già l'ha fatto da sola, prima di chiedere aiuto allo Stato, ha denunciato le cognate, le matrone della famiglia Liliana e Antonietta: le accusa di averla sequestrata in casa. Liliana, detta ‘Stefania', è la reggente del clan, la sorella di Giuseppe.
Il sequestro di Debora nel fortino di Porta Furba
È il gennaio del 2014 e, secondo quanto riporta un altro testimone di giustizia Massimiliano Fazzolari, Massimiliano Casamonica in carcere ha perso la testa "ha massacrato uno" lo ha "mandato in coma", perché ha raccontato che Debora "va per locali, in giro per discoteche la notte". Cominciano così le indagini della famiglia sulla vita di Debora, la controllano e la minacciano, fino a impedirgli di uscire di casa. Il fortino di Porta Furba diventa un carcere, da dove riesce a fuggire solo dopo mesi di controllo strettissimo.
Come si evince dalle parole di Debora la sua posizione peggiora con l'arresto del marito. Le angherie delle altre donne della famiglia si fanno sempre più pesanti, è una "gaggia", una non-zingara nonostante abbia imparato la loro lingua e vive in quella casa da dodici anni. Non importa, le regole del clan, i vincoli di sangue nonostante il matrimonio la tengono in una posizione subordinata. Qui comincia la sua rivolta, la consapevolezza che per sopravvivere e per dare un orizzonte diverso ai figli rispetto a quello di vicolo di Porta Furba deve tagliare ogni ponte.