Dopo il terremoto che ha fatto vacillare la sua maggioranza, si apre la settimana più lunga per Virginia Raggi. Tolto di mezzo il minidirettorio, siglata una tregua con i vertici nazionali del MoVimento, ora la sindaca dovrà dimostrare di sapercela fare con le sue forze, lasciandosi alle spalle dimissioni e polemiche, dando impulso all'annunciata rivoluzione pentastellata in Campidoglio.
AAA assessore cercasi
Il primo scoglio è quello delle nomine. La maggioranza deve riempire quanto prima le caselle lasciate vuote dalle dimissioni a catena del capo di gabinetto Carla Maria Raineri, dell'assessore al Bilancio Marcello Minenna dell'amministratore unico di Ama e dei vertici di Atac. Ruoli di primo piano per il governo della città. Mentre il toto nomi impazza quel che è certo è che per il M5s trovare validi sostituti in questo clima, soprattutto per il ruolo di assessore al Bilancio, è tutt'altro che facile: avrebbero già detto "no grazie" Nino Galloni, esperto di moneta complementare e già dirigente al Tesoro, il super dirigente Maurizio Salvi già ragioniere generale in Campidoglio e Mario Canzio, ex numero uno della ragioneria dello Stato.
Tutto fermo in Campidoglio
Dall'insediamento ad oggi il Movimento 5 stelle si è occupato quasi esclusivamente di nomine e staff. Una verità difficilmente eludibile: l'Assemblea Capitolina sono due settimane che non si riunisce, dal 7 luglio è stata convocata solo 12 volte per approvare 11 delibere di cui ben 7 riguardavano nomine. Non va meglio alla giunta che ha finora approvato 33 delibere, quando nello stesso lasso di tempo l'amministrazione Marino ne licenziò 50 e quella Alemanno 107. Anche in questo caso la maggior parte riguarda nomine.
Olimpiadi 2024: è tempo di dire sì o no
L'attività amministrativa è ferma, e di conseguenza lo è anche la città che invece aspetta risposte. In particolare quelle periferie che hanno trasformato l'elezione di Virginia Raggi in un plebiscito fuori le Mura aureliane. Sul tavolo della sindaca si trova ancora lo scottante dossier della candidatura della capitale ai giochi olimpici del 2024. Matteo Renzi è stato chiaro: non esiste un piano b, o Raggi firma o salta tutto. E Beppe Grillo lo è stato altrettanto: no alle olimpiadi senza se e senza ma. Eppure la tentazione attorno alla sindaca di trattare le condizioni del "sì" cambiando radicalmente, avendo garanzie su risorse e nuove opere, è tutt'ora forte.