Aveva inondato Roma di cocaina, contestato metodo mafioso alla banda guidata da Diabolik
57 capi d'imputazione per 53 indagati. Spaccio di droga, estorsione, riciclaggio, usura, possesso di armi sono solo alcune delle accuse di cui dovrà rispondere quella che secondo la pubblico ministero Nadia Plastina è l'associazione a delinquere guidata dal defunto leader degli Irriducibili Fabrizio Piscitelli e dal suo braccio destro, Fabrizio Fabietti. Chiuse le indagini, si va verso il processo. Contestato anche il 416 bis, l'aggravante del metodo mafioso: decisivo per la svolta, il ruolo di mediatore di Diabolik emerso negli scorsi mesi tra il clan Spada e quello del napoletano Marco Esposito, detto ‘Barboncino'. Era stato Piscitelli a rendersi garanti della pax mafiosa a Ostia, facendo incontrare i due al tavolo delle trattative per porre fine alla faida in atto tra loro. Perché si sa, le guerre agli affari non vanno bene. E a Roma il commercio di droga non poteva arrestarsi per la conquista del litorale a suon di spari e gambizzazioni.
L'arresto della banda di Piscitelli
Grande Raccordo Criminale. Così è stata chiamata l'operazione che ha portato in carcere oltre 50 persone accusate di far parte di una delle più grosse organizzazioni criminali romane. A capo del gruppo, Fabrizio ‘Diabolik' Piscitelli l'ultras diventato poi narcotrafficante ucciso con un colpo di pistola alla testa mentre era seduto su una panchina del parco degli Acquedotti. Il suo braccio destro era Fabrizio Fabietti, descritto dagli inquirenti come un importante ‘broker' della droga sulla piazza romana. Era lui che avrebbe garantito gli approvvigionamenti di hashish e cocaina grazie alle relazioni con importanti esponenti del clan di ‘ndrangheta Bellocco, come i fratelli Emanuele e Leopoldo Cosentino, anche loro raggiunti dall'ordine di arresto. Ed è sempre Fabietti che avrebbe selezionato gli importanti ‘clienti' del gruppo.
Come Diabolik ha inondato Roma di cocaina
Il blitz è stato condotto dalla Guardia di Finanza il 28 novembre dello scorso anno: quella messa in piedi da Diabolik e Fabietti non era una piccola banda criminale dedita allo spaccio nelle piazze della capitale, ma una vera e propria organizzazione ramificata in tutta Roma. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l'associazione poteva contare su un flusso costante di droga proveniente dal Sud America (cocaina da Colombia e Brasile) e dal Nord Africa (hashish dal Marocco), garantito dai fornitori abituali, quali Dorian Petoku, Francesco Maria Curis e Alessandro Savioli , tutti arrestati. Non c'era un rapporto privilegiato con un gruppo criminale in particolare, l'hashish e la cocaina erano talmente tanti che c'era spazio per tutti negli affari. Chi non pagava, o aveva debiti, veniva picchiato e minacciato di morte. Per queste operazioni c'era una batteria apposita, di cui facevano parte alcuni soggetti provenienti dagli ambienti dello stadio e dagli Irriducibili, tra cui Ettore Abramo alias "Pluto", Aniello Marotta e Alessandro Telich.