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Altro che reddito di cittadinanza, nella Roma di Raggi per chiedere il Rei ci vogliono anche sei mesi

Il reddito di cittadinanza è il cavallo di battaglia del Movimento 5 stelle, ma nella Roma di Virginia Raggi ci vogliono anche sei mesi per disoccupati per fare domanda per il Reddito d’Inclusione, e la colpa è del Comune che non ha predisposto servizi adeguati: un viaggio nell’Odissea di chi cerca sollievo alla “povertà assoluta”.
A cura di Valerio Renzi
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Dal dicembre 2017 è possibile presentare domanda per il Rei – il Reddito d'inclusione approvato dal governo Renzi per contrastare la povertà assoluta – a Roma come in tutta Italia. Nella capitale a occuparsi della raccolta delle domande e dell'orientamento sono gli uffici dei municipi. Migliaia di richieste di appuntamento sono così cadute su una struttura già fragile, con risorse insufficienti e ingolfata, con risultati disastrosi per chi cerca un sollievo alla povertà assoluta in cui si trova. Il risultato: caos, ritardi, assoluta disomogeneità nella pratica amministrativa da municipio a municipio, con precari e disoccupati che attendono anche sei mesi solo per poter presentare la domanda.

Un paradosso per una città amministrata dal Movimento 5 stelle che, se da una parte ha il reddito di cittadinanza come suo cavallo di battaglia, dall'altra nella pratica non sembra prendere troppo sul serio la necessità di offrire servizi adeguati alle decine di migliaia di romani per i quali percepire o meno il REI può fare la differenza per sopravvivere. Lo scorso marzo la Consulta nazionale dei Caf e l'Anci hanno siglato un protocollo d'intesa "per semplificare la gestione delle richieste legate alla misura REI", così da non far ricadere tutto il peso del lavoro sugli uffici dei comuni, visto e considerato anche che i cittadini che vogliono presentare richiesta devono comunque passare per i Caf per l'Isee, requisito obbligatorio per compilare la domanda. Molte le città che hanno aderito al protocollo d'intesa, tra cui Milano e Napoli, ma non la capitale governata da Virginia Raggi.

"Vivo in XI Municipio, che tra gli altri comprende quartieri popolari e con un alto tasso di disoccupazione come Corviale, e il Trullo. – racconta Rossana, esodata a 58 anni – Il  3 gennaio sono andata con i miei moduli negli uffici, prima sono passata per il Caf e la compilazione dell'Isee. Una volta arrivata alle 8 di mattina, mezz'ora prima dell'apertura degli uffici, ho scoperto che c'era gente in fila da prima dall'alba, con una fila stabilita con un sistema di bigliettini".

"Quel giorno c'era troppa fila e non sono riuscita a presentare la domanda: lo sportello dove dovevo andare era quello degli assistenti sociali, che già ingolfati di lavoro per due volte a settimana per due ore si devono occupare anche di raccogliere i moduli per la domanda per il reddito di inclusione. – continua – Sono andata altre quattro volte senza riuscire a parlare con nessuno, ora finalmente sono riuscita a prendere appuntamento per il 24 maggio per presentare la domanda".

Rossana avrebbe dovuto andare in pensione a 60 anni ma, con l'approvazione della legge Fornero dovrà aspettare di compiere 65 anni, è disoccupata e un reddito pari 0. In più è single e in un sistema di welfare imperniato sulla famiglia non riesce neanche ad accedere al sostegno all'affitto. Sperava in un po' di sollievo immediato da quella carta che vale 187,50 euro al mese, per un ammontare complessivo di 2250 euro come previsto per le famiglie composte da una sola persona, ma le cose sono tutt'altro che semplici: "È un'elemosina, non basta a farmi uscire dalla povertà, ma fare richiesta è un'Odissea, e nel frattempo continuo ad arrangiarmi".

Abbiamo incontrato Rossana fuori la sede dell'Inps Casilino – Prenestino, durante un volantinaggio del comitato il "Rei è nudo – Reddito subito", composto da precari e disoccupati che vogliono denunciare i limiti del Rei e pretendere misure di welfare efficaci e davvero universali. Ma se la sua situazione è complicata in XI Municipio, tempi biblici e confusione regnano in tutti i municipi della capitale.

Verificando cosa accade in diversi municipi, si riscontra l'assoluta disomogeneità di gestione delle domande per il REI. In III Municipio ad esempio, vista la lista d'attesa per un appuntamento che era arrivata addirittura all'inizio del 2019, chi deve presentare domanda deve mandare una mail redditoinclusione.mun03@comune.roma.it. I documenti saranno poi vagliati dall'Ufficio contrassegni circolazione persone disabili, che le passeranno poi all'Inps e ricontatteranno successivamente il richiedente. Fuori la porta, mentre ci facciamo spiegare la complicata procedura, un giovane disoccupato che ci spiega come ha preso appuntamento a febbraio per essere infine ricevuto a metà aprile.

Non va meglio in V Municipio, dove gli uffici dei servizi sociali ci hanno dato appuntamento per la metà di ottobre presentandosi il 24 aprile. Niente ‘Tu Passi', il servizio di prenotazione online attivo per tutti i servizi anagrafici e non solo nei municipi, e che in III Municipio era stato attivato anche per le domande di Rei, ma solo un'agendone dove gli appuntamenti vengono scritti a mano con pazienza da un impiegato dell'ufficio informazioni che cerca un buco dove inserirci. Ancora diverso il caso del XIII Municipio dove la documentazione si presenta seduta stante agli uffici, che verificano la correttezza della compilazione e la presenza di tutti i requisiti, per trasmetterla successivamente all'Inps (ci vuole almeno un mese e mezzo spiega l'impiegata) e si viene richiamati quando la risposta torna indietro.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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