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A Roma ci sono 32 chilometri di gallerie a rischio sprofondamento: nel 2018 già 83 voragini

Nel sottosuolo di Roma c’è una città sotterranea fatta di tunnel e cunicoli nel tufo scavati già in epoca romana. Secondo uno studio dell’Autorità di distretto idrografico dell’italia Centrale ben 32 chilometri quadrati di gallerie sono a rischio voragine. Ecco le zone della Capitale più in pericolo.
A cura di Enrico Tata
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Ben trentadue chilometri quadrati di gallerie e cunicoli che si trovano nel sottosuolo di Roma sono a rischio sprofondamento. Soprattutto per perdite alle condotte dell'acqua, per lavori di varia tipologia e a causa dell'abusivismo edilizio. Oltre 500 ettari della Capitale sono in pericolo secondo l'allarme lanciato in uno studio realizzato dall'Autorità di distretto idrografico dell'italia Centrale, che di fatto conferma il ‘Rapporto Roma Sicura' realizzato dal Distretto con il Dipartimento della Protezione Civile, Italiasicura e Ispra.

Nei primi mesi del 2018 si sono già aperte 83 voragini. Per fare qualche esempio, ne sono state segnalate alla Balduina, sulla Gianicolense, in zona Appia e alla Montagnola. Negli ultimi 100 anni a Roma sono stati segnalati circa 3mila casi, ma negli ultimi dieci anni i numeri sono cresciuti a un ritmo impressionante: 130 nel 2012, 104 nel 2013 e così via. In media 100 l'anno, numero destinato probabilmente a salire di molto nel 2018.

I quartieri di Roma a rischio voragini

Secondo lo studio i quartieri di Roma più a rischio sono quelli nella zona est di Roma (Tuscolano, Prenestino, Tiburtino, Centocelle, Appio), parti del centro storico e di San Giovanni, a ovest tra Monteverde Vecchio, Gianicolense e Portuense, e in zone dell'Aventino, Palatino ed Esquilino.

"I recenti continui fenomeni di sprofondamento e voragini con collassi stradali e l'instabilità di edifici in diversi quartieri della Capitale mostrano un livello di fragilità del suolo e del sottosuolo elevato e da non sottovalutare, richiedono interventi urgenti sia di controllo con le tecniche più avanzate,sua di consolidamento e messa in sicurezza", spiega Erasmo D'Angelis, segretario generale dell'Autorità di distretto idrografico dell'Italia centrale. Spiega la geologa di Ispra Stefania Nisio: "Chilometri di cavità sono state scavate per estrarre il tufo usato già dagli antichi romani per l'edilizia, e sono allungate nei secoli successivi per continuare a fornire materiali all'edilizia e anche per fungaie e gallerie di sottoservizi per reti idriche e fognature. Ispra ha realizzato la carta delle cavità sotterranee relativa al 2017, carta in questo momento in ulteriore aggiornamento con altre 71 cavità mappate nel territorio di Roma".

Le soluzioni per ridurre i rischi

Per ridurre il rischio il Distretto propone alla Regione Lazio e al comune di Roma di mettere in atto una serie di azioni: "attivare un monitoraggio permanente delle cavità con sistemi satellitari radar e sensori a terra per anticipare i fenomeni di deformazione del suolo (frane, subsidenza, sprofondamenti, dissesti) e degli acquiferi sotterranei; informare i cittadini del rischio; aggiornare e concludere la mappa delle cavità e perimetrare le zone di maggior rischio; monitorare costantemente la rete idrica. Infine, avviare, con la Struttura di missione Italiasicura della Presidenza del Consiglio, le opere necessarie già individuate e in parte in fase di progettazione. Si tratta di 155 interventi: 127 per complessivi 783 milioni per opere di contrasto al rischio alluvione, e 28 interventi per 86 milioni contro frane e smottamenti. A questi vanno aggiunti 20 milioni all'anno per manutenzioni, controlli e monitoraggi".

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