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Nicola Zingaretti pensa ad un seggio in parlamento: centrosinistra in bilico alla Regione Lazio

Nicola Zingaretti sta riflettendo se confermare la sua candidatura alla Regione Lazio nel 2018 o se puntare a un seggio in parlamento. Senza di lui addio centrosinistra e la corsa per riconquistare la Pisana si farebbe più difficile per il Partito democratico.
A cura di Valerio Renzi
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Massimiliano Smeriglio e Nicola Zingaretti
Massimiliano Smeriglio e Nicola Zingaretti

Due mesi fa ad Amatrice Nicola Zingaretti annunciava la ricandidatura nel 2018 a governatore alla Regione Lazio. Quello che fino a qualche tempo fa sembrava ovvio però ora non lo è più, e gli spifferi che hanno cominciato a circolare dalle stanze della Pisana, ormai sono una certezza: il governatore sta riflettendo se abbandonare la sua postazione per andare a ricoprire un seggio in parlamento.

Zingaretti lascerebbe così vuota una poltrona pesante e ambita da diversi esponenti dem, rendendo al contempo più difficile la riconquista della Regione Lazio: se attorno all'attuale governatore si può coagulare nuovamente una coalizione di centrosinistra, puntando a rafforzare il profilo civico della coalizione, mettendo in secondo piano il brand Pd, non proprio di successo di questi tempi, senza Zingaretti bisognerebbe ricominciare da capo, e la sinistra potrebbe prendere la propria strada.

Un rischio per il Pd che dovrebbe in pochi mesi costruire il profilo di un candidato convincente, che non si potrà però spendere in prima persona quanto fatto di buono in questi cinque anni di Governo, e che rischia il recupero di un centrodestra unito.

Regione Lazio: senza Zingaretti addio centrosinistra

Con l'arrivo di un candidato renziano imposto dalla segreteria dem, l'attuale vicepresidente Massimiliano Smeriglio sarebbe pronto a scendere in campo. A Nicola Zingaretti lo unisce un lungo sodalizio nato alla provincia di Roma, un ticket consolidato che rappresenta un modello per il centrosinistra che in molti, fuori e dentro il Pd, vorrebbero anche a livello nazionale. Smeriglio, numero due di Campo Progressista di Giuliano Pisapia, preferirebbe di gran lunga costruire attorno a Zingaretti un'opzione larga, ma non esclude la corsa solitaria se il quadro cambiasse. Il progetto è quello di coinvolgere soggetti estranei alla politica classica e ai partiti: in molti hanno notato sul palco di Santi Apostoli alla manifestazione di Pisapia e Bersani, l'intervento dal palco di Damiano Colletta, sindaco civico di Latina che ha vinto contro il candidato del Pd alle ultime elezioni.

Zingaretti, l'unico che unisce e non divide il Pd

Prudente e pragmatico, Nicola Zingaretti è stato indicato più volte in questi anni come il leader naturale del Partito democratico. Lui invece non si è esposto mai più del dovuto nelle beghe interne: ha votato sì al referendum costituzionale non risparmiandosi dal fare campagna elettorale, ma alle ultime primarie ha sostenuto con convinzione Andrea Orlando. È a tutti gli effetti un componente della minoranza dem, ma piace a molti renziani per non aver mai attaccato a testa bassa il segretario.

Forse al momento è una delle poche figure di caratura nazionale del Pd che unisce e non divide. Pronto ad assumere un ruolo di governo in caso di vittoria alle prossime elezioni nazionali, potrebbe però puntare alla leadership nazionale più agevolmente da un seggio in parlamento in caso di definitivo logoramento di Matteo Renzi.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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