Non solo Ostia. La mafia ha esteso i suoi tentacoli anche a Latina. "Per la prima volta in territorio pontino viene riconosciuta l'esistenza di un'associazione mafiosa autoctona, non legata a gruppi criminali siciliani, calabresi o campani", dichiarano i magistrati della Direzione distrettuale antimafia del Lazio. Venticinque persone arrestate nel quartiere di Campo Boario di Latina o raggiunte da ordinanze in carcere, ritenute facenti parte di un'associazione di stampo mafioso. È questo il risultato dell'operazione ‘Alba Pontina': agli appartenenti al clan dei rom vengono contestati, oltre al 416 bis, i reati di traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, violenza privata, favoreggiamento, intestazione fittizia di beni, riciclaggio e reati elettorali, tutti aggravati dalle modalità mafiose. Tra le oltre venti persone coinvolte ci sono ben 7 donne, una delle quali ricopriva un ruolo di vertice nell'organizzazione.
Per arrivare al maxi blitz odierno sono stati necessari 2 anni di serrate indagini che hanno portato a 25 arresti, in carcere e domiciliari e oltre 45 capi di imputazione. "Il risultato delle indagini e dell'operazione di stanotte è estremamente significativo ed importante – ha detto il procuratore aggiunto di Roma Michele Prestipino durante la conferenza stampa al Viminale – che testimonia l'attenzione della Dda di Roma, che ha competenza in tutta la Regione Lazio, nei confronti del territorio di Latina e del sud pontino da sempre considerato territorio critico, permeabile e nel quale si sono insediati nuclei e cellule criminali di stampo mafioso ma una è riuscita a spuntarla su tutti".
Nell'operazione sono stati impiegati oltre 250 poliziotti. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, le estorsioni venivano effettuate con metodi particolarmente violenti e vessatori, tipici delle tradizionali organizzazioni mafiose. Con i loro debitori spendevano sempre il nome dei ‘Di Silvio'. Per fare paura alle loro vittime facevano riferimento alla guerra criminale del 2010, quando le famiglie rom avevano vinto sugli altri gruppi criminali del territorio. Nel provvedimento cautelare, fa sapere la polizia di Stato di Latina, vengono contestati anche reati elettorali previsti dal Codice Antimafia.
Il ruolo del clan Di Silvio
Quella dei Di Silvio, si legge nel terzo rapporto sulle Mafie nel Lazio redatto dalla Regione Lazio, è una famiglia rom criminale del capoluogo pontino imparentata con la famiglia criminale dei Casamonica, egemone a Ostia e nella zona di Roma Sud. La struttura criminale del clan Di Silvio, si legge ancora, è stata confermata da numerose sentenze di primo, secondo, grado e definitive.
l clan dei Di Silvio tentò d'inquinare il voto nelle elezioni amministrative del 2016 nei comuni di Latina e Terracina. Dalle indagini sono emersi casi di compravendita di voti: gli esponenti del clan avrebbero costretto molti tossicodipendenti a dare la propria preferenza in favore di alcuni candidati, poi non eletti, alle comunali di Latina ricevendo in cambio circa 30 euro a voto.

"Desidero ringraziare, a nome mio e del Consiglio regionale del Lazio, gli agenti della Polizia di Stato di Latina per l'imponente operazione di sicurezza sul territorio pontino. Un'azione importante, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, che mette fine finalmente a violenze, vessazioni e intimidazioni tipiche della criminalità organizzata. Gli arresti di oggi testimoniano ancora di più che contro le mafie non abbasseremo mai la guardia". Lo scrive in una nota il presidente del Consiglio regionale del Lazio Daniele Leodori.
