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Virginia Raggi: “Siamo sotto attacco, cassonetti in fiamme dove abitano Spada e Casamonica”

In un’intervista al Fatto Quotidiano la sindaca di Roma punta il dito contro il sistema di interessi criminali che starebbe dietro gli incendi negli impianti Tmb e altri atti di sabotaggio volti a indebolire l’azione della sua amministrazione. In particolare sottolinea come la maggior parte dei cassonetti dati alle fiamme si trovavano nei municipi dove sono insediati i clan Spada e Casamonica.
A cura di Valerio Renzi
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La sindaca di Roma Virginia Raggi, il giorno dopo la condanna unanime dell'azione amministrativa sua e della giunta da parte di tutte le associazioni di categoria imprenditoriali, rilascia una lunga intervista al Fatto Quotidiano che trovate oggi in edicola. La prima cittadina della capitale descrive ancora una volta il governo della città sotto l'attacco di forze oscure, che con ogni mezzo necessario sarebbero disposte a fermare il "cambiamento". Come esempio viene portato soprattutto il caso del ciclo dei rifiuti con i roghi dei cassonetti e gli impianti Tmb andati a fuoco:

Abbiamo avuto incendi nei due impianti di trattamento di rifiuti del Salario e Rocca Cencia e nell'isola ecologica di Acilia, più circa 600 cassonetti bruciati. E una decina tra furti e danneggiamenti alle sedi del servizio giardini. I fatti parlano chiaro siamo sotto attacco. I cassonetti bruciati si trovano per la maggior parte nel X e nel VII Municipio, quelli dei clan Spada e Casamonica.

E ancora:

È sicuramente in corso una guerra dei rifiuti a livello nazionale. Ma a Roma c'è una frequenza di incidenti alta, direi. E la certezza è che un determinato sistema a sempre lucrato sullo smaltimento dei rifiuti indifferenziati e noi lo stiamo combattendo puntando sulla raccolta differenziata.

Ma il sistema di interessi che ancora tenterebbe di stringersi attorno alla capitale, secondo quanto raccontano le cronache giudiziarie non avrebbe lasciato immune il Movimento 5 stelle, arrivato al potere dopo che Mafia Capitale ha scoperchiato un verminaio di interessi e corruzione travolgendo un'intera classe politica. Ma per Raggi l'arresto di Marcello De Vito, presidente dell'Assemblea Capitolina e uno degli esponenti più in vista del MoVimento nella capitale è un argomento già archiviato: "Qualcuno ha provato a infiltrarsi e a infettare l'amministrazione ma la mia reazione è stata immediata". L'infezione però è stata fermata dalle indagini della procura e non dagli anticorpi del MoVimento. Perché se la corruzione e il traffico d'influenze rimane argomento di dibattimento giudiziario, le intercettazioni dell'inchiesta sullo Stadio della Roma mostrano in maniera chiara il diffondersi di comportamenti che dal punto di vista squisitamente politico sono, senza dubbio, quantomeno inopportuni.

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