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Violenza sulle donne: la storia di Yaneth Alvarez, la biker colombiana che gira il mondo da sola

Yaneth Alvarez è una biker colombiana vittima di abusi fin da piccola, che gira il mondo da sola in moto per lanciare un messaggio contro la violenza sulle donne. Dall’America Centrale è arrivata in Italia, a Roma, dove ha conosciuto Graziella Viviano, la mamma di Elena Aubry, morta a 25 anni a bordo della sua moto per le buche.
A cura di Alessia Rabbai
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Yaneth Alvarez, la biker colombiana insieme alla sua moto
Yaneth Alvarez, la biker colombiana insieme alla sua moto

Yaneth Alvarez è una biker colombiana che gira il mondo da sola contro la violenza sulle donne. Un messaggio che parla di libertà, di felicità, di amore e rispetto verso noi stesse: "Non dobbiamo vergognarci o sentirci colpevoli per un danno che la violenza ha fatto – ha detto – le donne sono una sola, rappresentiamo una sola bandiera, una sola lotta, e non bisogna essere divise o criticarci o dare un giudizio sulle altre, perché fare così rende uguali a quelli che ci violentano". La sua storia, inizia da lontano, a Bogotà, nel Centro America, dove fin dall'età di quattro anni è stata vittima di abusi continuati e ripetuti da parte di parenti, amici e vicini. "Un'esperienza che ha fatto sì che prendessi questa strada per portare un messaggio alle donne nel mondo intero, per invitarle a denunciare alla giustizia il nome del proprio aggressore". Yaneth ha raccontato a Fanpage com'è nata l'idea di questo viaggio fisico e spirituale iniziato nel 2014 che sta cambiando la sua vita: "È nato perché volevo suicidarmi ma mio figlio mi ha salvata, mi ha detto: ‘Mamma, perché? Il mondo è bello, è bello mamma'. Mio figlio mi ha spinta a denunciare pubblicamente, io ho detto il nome dell'aggressore". Una decisione giusta, ma che è costata a Yaneth una violenta ritorsione: "Il mio Paese si è schierato spietatamente contro di me, perché ho denunciato un uomo che mi minacciava di pubblicare dei video di sesso, che aveva fatto senza la mia autorizzazione". E ha spiegato: "La società è inclemente molte volte, sono una donna, ho sbagliato? Non me lo perdona, perdona l'uomo". Dalla sua partenza è iniziato il suo progetto di viaggiare da sola in moto per il mondo che "non è nient'altra cosa che una donna che sale sulla moto e avanza, anche se sta piangendo, però avanza, avanza con forza, per mostrare alle altre donne che il suicidio non è la via, che il suicidio non è la soluzione, che abbiamo il diritto di essere felici, di vivere, di vedere il mondo con occhi differenti, nonostante ci sia così tanta violenza".

A Roma Yaneth ha incontrato Graziella, la mamma di Elena Aubry

Durante il suo percorso Yaneth ha fatto tappa a Roma dove ha incontrato Graziella Viviano, dopo aver sentito parlare di sua figlia Elena Aubry, morta a 25 anni per un incidente a bordo della sua moto lungo la Cristoforo Colombo a causa delle buche e degli avvallamenti della carreggiata. Una bellissima foto la immortala mentre abbraccia l'albero all'altezza esatta in cui Elena è caduta. "Yaneth viaggia da sola e porta un messaggio fortissimo, deve essere protetta, rispettata e presa d'esempio" ha detto Graziella che da tempo si batte per la sicurezza stradale. A gennaio è stata ricevuta dal ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Danilo Toninelli e lo rincontrerà dopo il 28 febbraio, data in cui la Commissione europea dovrebbe esprimersi sul decreto salva motociclisti che riguarda i guard rail. Intanto Graziella ha organizzato un convegno sulla sicurezza stradale in programma sabato 23 febbraio alla Fiera di Roma: dietro di lei ci sono 629mila persone, motociclisti da tutta Italia, i rappresentati di oltre 400 associazioni motociclistiche e si è unito anche il mondo dei ciclisti.

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