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La morte dell'ultras Fabrizio Piscitelli a Roma

Ucciso Fabrizio ‘Diabolik’ Piscitelli, caccia all’assassino che faceva finta di fare jogging

Da quello che emerge dalle indagini, Fabrizio ‘Diabolik’ Piscitelli è stato ucciso intorno alle 19 di ieri sera, mercoledì 7 agosto 2019, mentre era seduto su una panchina all’interno del Parco degli Acquedotti a pochi passi da via Lemonia, zona Cinecittà a Roma.
A cura di Enrico Tata
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Fabrizio Piscitelli
Fabrizio Piscitelli
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La dinamica dell'omicidio di Fabrizio Piscitelli, ‘Diabolik', appare sempre più chiara, mentre oscuri restano ancora i mandanti dell'agguato e il movente. Da quello che emerge dalle indagini, l'ultras è stato ucciso intorno alle 19 di ieri sera, mercoledì 7 agosto 2019, mentre era seduto su una panchina all'interno del Parco degli Acquedotti a pochi passi da via Lemonia, zona Cinecittà a Roma. Piscitelli abita a Grottaferrata, Castelli Romani, a meno di 20 chilometri dal luogo dell'agguato. Non è chiaro se fosse un abituale frequentatore del parco. Seduto sulla panchina, forse, insieme a un'altra persona è stato avvicinato da un un uomo che indossava una tuta da jogging ed è stato ucciso con un colpo di pistola alla testa (e non due come si riteneva inizialmente), sparato dall'alto verso il basso e alle spalle. L'assassino è poi scappato facendo perdere le sue tracce. Ancora da chiarire se il killer abbia agito a volto coperto o scoperto. Secondo gli investigatori probabilmente Piscitelli aveva appuntamento con qualcuno, forse proprio con il killer. Da chiarire anche chi sia la persona seduta sulla panchina insieme a Diabolik. "L'ho visto scappare. E' corso su questa via e ha girato lì. C'era uno che lo aspettava dietro la curva", ha riferito all'AdnKronos un testimone. "Fabrizio era seduto sulla panchina insieme a una persona. Una terza li ha sorpresi e ha sparato", hanno raccontato, sempre all'AdnKronos, due ragazzi che avrebbero assistito alla scena.

I mandanti e i moventi dell'omicidio di Diabolik

Diabolik aveva legami con il boss di camorra Michele Senese, e questo è documentato anche dal IV Rapporto sulle Mafie nel Lazio, e fu a capo della ‘Batteria di Ponte Milvio', una banda di picchiatori italo-albanesi di cui si parla anche nelle carte di Mafia Capitale. Piscitelli fu accusato di essere al centro di un traffico di droga tra Spagna e Italia e per questo la Finanza gli sequestrò due milioni di euro. La figlia si è sposata appena tre settimane fa e proprio il papà l'ha accompagnata all'altare. È proprio sui legami con la camorra e con la criminalità organizzata che si stanno concentrando gli sforzi degli investigatori, mentre la pista politica e quella legata al mondo ultras resta, per il momento, in secondo piano.  "Aveva debiti per questioni di droga, e quando nel 2016 gli hanno sequestrato tutto il patrimonio, compresa la villa dove abitava, non si è più rialzato. Tra tifoserie non ci si comporta così. Io e Fabrizio abbiamo preso coltellate a Bergamo, dopo una partita tra Atalanta e Lazio, era diversi anni fa, sono stato anche ricoverato in ospedale. Nessuno ti spara alle spalle per questioni di tifo, questa è roba da criminali", ha raccontato all'agenzia Agi un ultras della Lazio.

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