Il 16 febbraio alle 15 è stata convocata una manifestazione davanti il Tmb di via Salaria 981: l'impianto, che trattava mille tonnellate di rifiuti al giorno, è stato devastato da un incendio l'11 dicembre: sono passati circa due mesi e ancora non si sa che cosa ne sarà di quel luogo. L'amministrazione tentenna, ancora non prende una decisione: per ora non c'è nessun atto, nessuna delibera, che dica cosa ne sarà di quella zona. Se ci sarà una revoca dell'autorizzazione a trattare rifiuti oppure no. Giovanni Caudo, il presidente del III municipio, non vuole cedere su due punti: in quella parte di Roma non ci deve essere più spazzatura e i cittadini devono essere risarciti con un'area che possano utilizzare a loro beneficio. Per questo anche lui ci sarà alla manifestazione del 16 febbraio davanti il Tmb. Fanpage.it lo ha intervistato per sapere qual è l'attuale situazione a due mesi dall'incendio e quali sono le alternative che dovrebbero essere messe in campo dall'amministrazione capitolina per risolvere il problema nell'area.
Sono passati due mesi dall'incendio al Tmb che ha visto una nuvola nera spandersi sulla città di Roma. Qual è la situazione attuale dell'impianto, ci sono stati passi in avanti o azioni concrete realizzate sull'area?
È tutto abbandonato a se stesso. Dopo l'incendio, i rifiuti che erano all'esterno sono stati in parte rimossi dai Vigili del Fuoco, mentre sono rimasti quelli all'interno. Bisogna iniziare a fare qualcosa, c'è necessità di interventi immediati.
Quali sono, a proposito, gli interventi che possono essere fatti nell'immediato?
Bisogna che sia costituita un'unità ambientale formata dall'Ama e da tecnici specializzati che devono seguire il processo di bonifica di tutta l'area. Noi non abbiamo notizia se questo sia stato fatto o no e ci risulta che in realtà si stia andando un po' alla cieca. È inaccettabile: stiamo parlando di un sito dentro la città di Roma, a ridosso delle case. A cento metri da un asilo nido. Ci sono una serie di servizi e attività produttive nelle vicinanze. Con l'incendio al Tmb e l'emissione della nuvola abbiamo visto benissimo qual è l'impatto che l'impianto ha sulla città, quindi è un po' da irresponsabili non attivare le procedure e le precauzioni necessarie per far sì che quest'area – ormai abbandonata a se stessa – non costituisca un ulteriore problema per Roma. La nostra preoccupazione aumenta quando sentiamo dire dalla sindaca che al posto del Tmb ci sarà una fabbrica di materiali, poi un centro dell'Ama, poi uno di riciclo. Sono cose un po' all'impronta che mostrano la mancanza di un ragionamento vero: soprattutto non c'è nessun atto, né una delibera né una memoria di giunta che attesti che in quell'area non ci sarà più nessun impianto. Ci sono solo comunicati stampa e per adesso nulla di concreto.
Per quasi otto anni gli abitanti di Villa Spada hanno convissuto col Tmb. Quali sono le alternative praticabili, cosa dovrebbe sorgere adesso in quell'area?
Abbiamo solo due vincoli: che in quell'area non tornino i rifiuti e che l'intervento di riconversione della zona possa in parte risarcire gli abitanti di Villa Spada e i residenti. Che intendiamo per risarcire? Ossia che una parte dell'area possa essere goduta dalla cittadinanza, dato che qui non c'è nemmeno un metro quadro di verde. Solo gli unici paletti che mettiamo, per il resto possiamo parlare di tutto.
Il problema dei rifiuti a Roma è molto sentito. Le strade sono piene di spazzatura e la situazione non sembra migliorare. Quale potrebbe essere una possibile soluzione?
Roma ha bisogno di una discarica di appoggio per i rifiuti che poi devono essere trattati in un impianto. Il Tmb lo era, ma in area urbana. Nella precedente dirigenza Ama di Fortini, dove io ero assessore, avevamo individuato tre siti dove costruire tre ecodistretti. Avevamo avviato il progetto nel 2015, nel 2017 l'amministrazione ha deciso che quegli impianti non servivano. E invece di questo c'è bisogno: discarica di appoggio ed ecodistretti. Quanto ci vuole? Un anno e mezzo massimo. Bisognerebbe chiedere al governo la possibilità per il Comune di Roma di trasportare – solo per questo periodo – i rifiuti anche al dì fuori del confine della provincia, cosa che oggi non è possibile. Ci sarebbe bisogno di una deroga. Ma sarebbe utile anche per aumentare i livelli di differenziata su Roma. Non c'è bisogno di inventare l'acqua calda, c'è bisogno di governare i processi e i rifiuti sono una delle cose più complicate da gestire. Ma sono anche una risorsa. Invitiamo tutti a venire alla manifestazione il 16 febbraio. Vogliamo atti, vogliamo la revoca dell'impianto e l'avvio di un processo che dica cosa fare in quell'area. Basta rifiuti e via al risarcimento dei cittadini.