Stupro di Viterbo, i due aggressori verso il giudizio immediato: “Prove schiaccianti”
Le prove a loro carico sarebbero talmente schiaccianti che per Francesco Chiricozzi e Riccardo Licci, accusati di aver stuprato una donna di 36 anni nell'Old Manners Tavern, il processo potrebbe durare davvero pochi mesi. Le frasi sui gruppi WhatsApp di Blocco Studentesco e del Gruppo Bazzi, le immagini e soprattutto i video della violenza sessuale non lascerebbero spazio a nessun dubbio: l'abuso, agghiacciante secondo gli inquirenti per l'efferatezza e la brutalità, c'è stato. E per questo il pubblico ministero potrebbe chiedere il giudizio immediato: se il giudice dovesse accettare, non ci sarebbe udienza preliminare e Licci e Chiricozzi potrebbero arrivare a sentenza in pochissimi mesi. A quel punto i due imputati potranno scegliere se patteggiare o accedere al rito abbreviato per avere uno sconto della pena, che sarebbe pari a un terzo di quella ordinaria. Intanto, l'esperto informatico che sta eseguendo l'accertamento sui telefonini di Licci e Chiricozzi, ha chiesto un mese in più per gli esami.
Stupro di Viterbo, ragazza violentata e picchiata per ore
I fatti risalgono all'undici aprile scorso. La vittima, una donna di 36 anni, era andata a un pub a mangiare una pizza. E lì ha incontrato Riccardo Licci e Francesco Chiricozzi, rispettivamente militante e consigliere comunale di CasaPound, che hanno iniziato a parlare con lei e poi l'hanno invitata a bere nell'Old Manners Tavern, pub e sede legale dell'ormai ex partito di estrema destra. Una volta varcata la soglia, quella che doveva essere una serata piacevole si è trasformata in un vero e proprio incubo per la 36enne. Secondo quanto riportato dall'accusa, Chiricozzi l'avrebbe colpita con un pugno, lasciandola semincosciente a terra: poi, insieme a Licci, ha iniziato ad abusare di lei. La violenza è durata diverse ore: chi ha visionato i filmati, poi mandati sulla chat del Blocco Studentesco e del Gruppo Bazzi, parlano di scene agghiaccianti. Licci e Chiricozzi sono stati arrestati il 29 aprile: da allora sono rinchiusi al Mammagialla, carcere di Viterbo.