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Stadio della Roma, ora il M5s deve scegliere: i numeri per bloccare il progetto ci sono

Dopo lo scontro tra Paolo Berdini (assessore in pectore all’Urbanistica) e la Regione Lazio, il Movimento 5 stelle è chiamato ad affrontare lo scottante dossier dello stadio della Roma: bloccare il progetto o ratificare il via libera?
A cura di Valerio Renzi
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Una giornata di tensione tra la Regione Lazio e il Comune di Roma, o meglio con la giunta in pectore della sindaca Raggi. Da una parte il futuro assessore all'Urbanistica Paolo Berdini che dichiara a il Sole 24 Ore: "Mi dicono che la documentazione è stata analizzata e approvata dagli uffici comunali. I dirigenti mi hanno comunicato che giuridicamente e tecnicamente è tutto in ordine e quindi il dossier è stato formalmente trasmesso alla Regione Lazio per l’avvio della conferenza dei servizi. Se veramente le cose stanno così – ma io non ho visto il provvedimento – lo stadio della Roma non è più una questione comunale e del mio assessorato. Ora il procedimento dipende solo dalla Regione".

In giornata la risposta della Regione Lazio in una nota, niente commenti dal governatore Zingaretti o dalla giunta, che pur nel linguaggio asettico della comunicazione istituzionale non riesce a non tradire un pizzico di acrimonia: "In riferimento alle parole dell'architetto Berdini, si fa presente che la Regione Lazio è ancora in attesa dal Comune della trasmissione del progetto sullo stadio della Roma. Ad oggi nulla è stato ufficialmente inoltrato all'amministrazione regionale. Si precisa, inoltre, che nella trasmissione del progetto il Campidoglio dovrà dichiarare la conformità del progetto stesso alla delibera sull'interesse pubblico votato dal Consiglio comunale di Roma".

La Regione di Nicola Zingaretti non manca così di sottolineare due cose, facendo emergere in primo piano come lo scontro sia eminentemente politico: Berdini è ancora "architetto" e non "assessore", e che Roma Capitale deve ancora dichiarare il progetto di "interesse pubblico", così come votato dallo scorso Consiglio comunale. E qui sta il punto dirimente: Paolo Berdini, da urbanista, e Virginia Raggi e il M5s dall'opposizione in Campidoglio hanno da sempre sostenuto che l'opera non possa essere considerata di pubblica utilità. Il punto per Berdini e Raggi non è lo stadio in se, hanno entrambi sostenuto come un grande club come l'As Roma possa e debba averne uno di proprietà, ma il luogo scelto per costruirlo, l'area di Tor di Valle in un'ansa del Tevere, e le cubature di cemento accessorie, proprio non convincono.

Ecco cosa dichiarava Virginia Raggi, da pochi giorni candidata al Campidoglio, ai microfoni di Radio Radio lo scorso 4 marzo:

Noi siamo a favore della costruzione di uno stadio per la Roma, e se volesse anche per la Lazio. Ci opponiamo a qualunque operazione edilizia che sia solo speculativa. Tor Di Valle allo stato attuale appare una operazione speculativa, perché ci troviamo di fronte a un progetto neanche del tutto definito che prevede 1 mln di metri cubi di cemento di cui solo il 14 per cento e' stadio. Il resto sono uffici e centri commerciali. Ma a Roma abbiamo già lo Sdo, le torri dell'Eur con la stessa funzione. Magari la delibera la ritiriamo e lo facciamo da un'altra parte. Quale altra parte? Ci sono idee nel quadrante sud est ci sono delle aree che si prestano, Tor Vergata sembrerebbe. La legge di stabilita' prevede che ci siano aree già predisposte. Questa per noi e' una condizione necessaria. Rispetto della legge e poi assolutamente lo stadio.

Una posizione fino ad ora mai smentita, ma che per essere sostenuta dal governo della città vorrebbe dire intraprendere un corpo a corpo con chi, banche e società, sulla costruzione dello stadio ha già investito molto, e uno scontro inter istituzionale di alto livello. Virginia Raggi e il Movimento 5 stelle i numeri in aula Giulio Cesare ce l'hanno: devono solo scegliere cosa fare. 

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