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Perché Totti (e la Roma) non vogliono Virginia Raggi sindaco

Indicato come modello, invocato come simbolo, addirittura come assessore il capitano della Roma è stato spesso e volentieri tirato per la giacchetta dalla politica. Dal canto suo Totti si è sempre tenuto alla larga dalla rissa politica. E anche per suonano strane le dichiarazioni rilasciate questa mattina all’agenzia Ansa in merito alla candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024.
A cura di Valerio Renzi
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Non c'è candidato sindaco nella capitale che non abbia nominato almeno una volta il nome di Francesco Totti. Indicato come modello, invocato come simbolo, addirittura come assessore il capitano della Roma è stato spesso e volentieri tirato per la giacchetta dalla politica. Dal canto suo la bandiera giallorossa si è sempre tenuto alla larga dalla rissa politica. E anche per suonano strane le dichiarazioni rilasciate questa mattina all'agenzia Ansa in merito alla candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024: un'entrata a gamba tesa nella campagna verso il ballottaggio, con da una parte la superfavorita Virginia Raggi pronta ritirare la corsa verso i giochi iridati, e dall'altra Roberto Giachetti che continua a insistere sulla candidatura olimpica come occasione.

“Avere una visione lungimirante del per il futuro di Roma significa perseguire obiettivi importanti, tra questi c'è sicuramente la candidatura alle Olimpiadi. Dare ai nostri figli la speranza di rinascita è un dovere di tutti quelli che ci governano e ci governeranno. Roma deve tornare ad essere una capitale mondiale e solo lavorando tutti insieme con passione e determinazione per portare qui i Giochi 2024 si può garantire una prospettiva di sviluppo concreto alla città e alle future generazioni”

Se non è un endorsement a Roberto Giachetti, sicuramente è un bell'assist al candidato del centrosinistra costretto ad inseguire la Raggi, in vantaggio di più di 10 punti percentuali al primo turno. Ma il sospetto che il vero obiettivo dell'attacco di Francesco Totti, che ha appena rinnovato per giocare un nuovo anno con la maglia della Roma e per cui è pronto un contratto a vita come dirigente, fosse più il futuro dello Stadio della Roma che i giochi olimpici, è senza dubbio lecito.

Troppo gli interessi in campo per la struttura progettata nell'area di Tor di Valle per metterli a rischio con un cambio di direzione che potrebbe arrivare con l'elezione di Virginia Raggi. Il Movimento 5 stelle, e la sua candidata, hanno chiarito a più riprese la loro posizione sul discusso impianto sportivo: sì allo stadio, ma solo se non sarà occasione per speculazioni, se il progetto non mette a rischio l'ambiente (l'ansa del Tevere dove è stato immaginato è a forte rischio idrogeologico), se sarà un'opera davvero di pubblica utilità e se non costerà un euro alle casse pubbliche.

Troppi “se” per chi aspetta solo il via libera della Regione Lazio, dopo la presentazione pochi giorni fa del progetto definitivo. Alla finestra c'è Unicredit, il costruttore Luca Parnasi (da sempre considerato in quota centrosinistra, in particolare vicino al governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti) e il nuovo socio, il Gruppo Pizzarotti. Tra l'altro al progetto è legato a doppio filo il futuro del Gruppo Parnasi: con un sostanzioso buco di bilancio e un esposto importante proprio verso Unicredit. Per il costruttore l'occasione dello stadio potrebbe essere l'ultimo appello per salvare la baracca e rilanciarsi sul piano internazionale. Unicredit inoltre, anche se ha ceduto la propria quota societaria della As Roma a Mr. Pallotta, continua ad essere il principale finanziatore e creditore della società di calcio della capitale.

Oltre agli attori di primo piano poi ci sono gli interessi di un grande gruppo bancario internazionale come Goldman Sachs e degli sponsor come Nike e Walt Disney. E mentre il progetto è in attesa dell'approvazione definitiva, gli attori economici e finanziari che hanno investito sul nuovo stadio non vogliono correre il rischio che la politica ordini la marcia indietro. Anche se a vincere fosse Virginia Raggi, che ha già promesso: “Se vinciamo ritiriamo la delibera di pubblica utilità. Lo stadio della Roma si farà da un'altra parte, a Tor di Valle c'è una speculazione edilizia e non ci sono le condizioni".

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