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Scontrino omofobo al ristorante. I proprietari: “Minacce di morte e offese contro di noi”

“Pecorino no froci sì”. I proprietari del ristorante romano dove a una coppia gay è stato consegnato uno scontrino omofobo, denunciano di aver ricevuto minacce di morte e insulti, e la loro disponibilità a incontrare la coppia per chiedere ancora scusa. Al cameriere licenziato la solidarietà dei neofascisti che parlano di “omofollia”.
A cura di Valerio Renzi
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Dopo il caso dello scontrino omofobo, che recava scritto ‘pecorino no, froci sì' consegnato ad una coppia di ragazzi, il Ristorante Locanda Rigatoni di Roma continua ad essere al centro delle polemiche. In una nota i proprietari fanno sapere: "Ieri è stato un susseguirsi di telefonate violente e volgari e non poche minacce di morte e di danni al locale, che pertanto oggi resterà chiuso. Per non parlare della violenza sui social".

Come se nn bastasse è arrivata la non voluta attenzione del movimento neofascista Forza Nuova, che nella notte ha affisso uno striscione all'esterno del locale con su scritto "licenziato dalla vostro omofollia", in riferimento al cameriere ritenuto responsabile di aver battuto lo scontrino omofobo, che da quanto si apprende è stato appunto licenziato.

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"Ci siamo ritrovati uno striscione omofobo di Forza Nuova di fronte il nostro locale, che è stato poi rimosso da noi stessi. La vicenda dello scontrino ci offende come imprenditori, come lavoratori e come cittadini. Le conseguenze di un atto inqualificabile di una persona che è stata prontamente allontanata, stanno coinvolgendo le famiglie nostre e dei nostri lavoratori. Rinnoviamo la nostre scuse alla coppia coinvolta in questa spiacevolissima vicenda e la richiesta di un confronto e di un percorso condiviso con la comunità LGBT, in modo tale che episodi vergognosi come quello capitato non possano e non debbano più ripetersi", conclude la nota dei titolari del Rigatoni.

La denuncia dei due ragazzi protagonisti della vicenda, non risparmiava l'atteggiamento dei gestori del locale che, di fronte alle loro proteste, in un primo momento avrebbero tentato di sminuire la gravità dell'accaduto offrendo la cena riparazione al torto subito. La proprietaria, sarebbe intervenuta "ribadendo che è stato un problema del computer" e "cercando di minimizzare". Infine "solo dopo 30 minuti di discussione" e "senza mai chiedere scusa", si sarebbe proposta di non far pagare il conto.

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