Roma sicurezza, nel 2018 diminuti gli omicidi ma aumentano le violenze sessuali
Il Procuratore generale della Corte d'Appello di Roma Giovanni Salvi, nella sua relazione in occasione dell'inagurazione dell'anno giudiziario ha fatto il punto sui reati compiuti nella capitale. Partiamo dalle note positive: "Negli ultimi anni c'è stata una drastica diminuzione degli omicidi, che ha portato la Capitale a livelli davvero inimmaginabili qualche anno addietro e che hanno pochi paragoni nelle grandi città del mondo intero". E gli omicidi in tre anni in effetti sono diminuiti della metà passando da 10 a 20, a quella che purtroppo emerge è una vera e propria emergenza: quella della violenza contro le donne: abusi, molestie, violenze sessuali consumate soprattutto tra le mura domenstiche
"Secondo i dati forniti, si è passati dal già basso numero di venti omicidi volontari nel 2015 a dieci nell'anno 2018. – ha aggiunto – È un dato questo estremamente significativo, perché indica da un lato l'efficacia dei pubblici poteri nei confronti del crimine organizzaton e dall'altro il permanere di un'emergenza nel settore della violenza domestica, nelle relazioni personali e di genere". I casi di violenza sessuale sono cresciuti del 24% in un anno, passando dai 633 procedimenti nel 2017 ai 789 procedimenti del 2018, mentre le denunce per stupri di gruppo salgono da 11 a 19.
Salvi ha poi invitato a non abbassare la guardia sulla penetrazione nel territorio della capitale delle mafie tradizionali e delle organizzazioni autoctone. Nonostante le importanti inchieste degli ultimi anni, che hanno colpito duramente clan come gli Spada e i Casamonica, è proprio questo il momento di tenere alta l'attenzione sulla presenza delle mafie, e soprattutto sulla loro capacità di inquinare il tessuto economico e produttivo. Roma infatti è un territorio privilegiato per reinvestire i capitali illeciti: "Le organizzazioni criminali tradizionali, soprattutto ‘ndrangheta e camorra, da lungo tempo acquisiscono, anche a prezzi fuori mercato, immobili, società ed esercizi commerciali nei quali impiegano ingenti risorse economiche provenienti da delitti. In tal modo esse si dotano di fonti di reddito importanti e apparentemente lecite". Per quanto riguardo i gruppi criminali autoctoni Salvi sottolinea come nessuno di quesi sia egemone su tutto il territorio cittadino, ma che esiste un fragile equilibrio criminale e la commistione tra gruppi romani e mafie provienienti dall'esterno e internazionali.
Un discorso che fa eco alle parole del procuratore capo di Giuseppe Pignatone pronunciate sempre oggi. Nel suo discordo Pignatone ha sottolineato l'importanza delle sentenze che hanno riconosciuto l'aggravante mafiosa: “I clan erano ben noti a tutti, secondo me sono importanti le sentenze perché offrono degli strumenti di contrasto a forme di estrema pericolosità, che se esaminate in modo parcellizzato non consentono di cogliere la pericolosità del fenomeno e di adottate strumenti di contrasto adeguati”.