Bomba contro la sede degli Irriducibili: forse movente politico, si indaga per terrorismo
La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per un "atto di terrorismo compiuto con ordigni esplosivi", in relazione all'ordigno rudimentale fatto esplodere lo scorso 6 maggio in via Amulio 47, dove ha sede il gruppo ultras della Lazio degli Irriducibili, al quartiere Appio. Titolare dell'inchiesta è il pm Eugenio Albamonte, noto per il suo impegno nelle inchieste contro l'estremismo politico. Una delle ipotesi infatti è che si tratti di un gesto dettato da un movente politico, e che il movente della deflagrazione (che fortunatamente ha fatto solo qualche danno all'ingresso della sede) non sia dunque da ricercare in rivalità con altri gruppi ultras. Il gruppo ultras degli Irriducibili, notoriamente di estrema destra, pochi giorni prima aveva esposto uno striscione inneggiante a Mussolini a due passi da Piazzale Loreto, in occasione della semifinale di Coppa Italia giocata a Milano alla vigilia del 25 aprile.
Ma la vendetta legata alla rivalità calcistica ancora non è esclusa. La bomba alla sede degli Irriducibili potrebbe essere la reazione per quanto accaduto due mesi fa a Casal Bertone, quando una rappresentanza del gruppo ultras laziale prese d'assalto il "Bar Caffè H501", punto di ritrovo della tifoseria organizzata giallorossa. Domani gli Irriducibili daranno vita a un'iniziativa di risposta a quanto accaduto offrendo bombe e cornetti alla crema al quartiere durante la partita della Lazio (che giocherà in trasferta).
Ben più minacciose delle bombe alla crema le parole del leader degli Irriducibili Fabrizio ‘Diabolik' Piscitelli, che ha dichiarato: "Se vogliamo tornare al terrorismo degli anni '70, noi siamo pronti. Anzi, non ci tiriamo di certo indietro". Diabolik in passato è stato condannato per traffico di droga e colpito da diverse confische di beni, ma nonostante questo si è proposto più volte per fare da interlocutore del ministro Matteo Salvini nel mondo delle tifoserie organizzate.
Chi sono gli Irriducibili della Lazio
La storia degli Irriducibili e la loro scalata in Curva Nord comincia il 18 ottobre del 1987, in occasione di un apparentemente anonimo Lazio-Padova. Il fondatore del gruppo è Antonio Bravaccini, in arte "Grinta". Insieme a lui c'è un manipolo di ragazzi nati e cresciuti nello stadio a fianco degli "Eagles Supporter". Il nuovo gruppo ultras si sistema nello storico "muretto centrale" della Curva Nord, lasciato libero per l'occasione dai "Viking", un'altra frangia della tifoseria organizzata biancoceleste. In qualche modo i due gruppi trovano un punto d'incontro: Goffredo Lucarelli, capo dei "Viking" e conosciuto da tutti come "Il Tassinaro", accoglie Bravaccini e i suoi ragazzi come se fossero dei figli. Così comincia la storia degli Irriducibili, fatta di addii e ritorni: una serie di inchieste e di processi aveva portato alla scissione nel gruppo, poi tornato in Curva Nord nei primi mesi del 2016. Gli Irriducibili si risistemano dove tutto era cominciato, tornando a dominare la scena nel settore più caldo della tifoseria laziale. Tornano i manifesti e le linee di stile, proprio per la linea di tifo voluta dagli Irriducibili. In Curva inizia a girare un manifesto di abbigliamento, che ogni persona deve osservare se vuole entrare a far parte del gruppo. Bomber rovesciato, arancione dell'interno in evidenza, cappello di una specifica marca e niente sciarpe legate in vita, soltanto al collo. Nell'ultimo periodo alcuni di loro si sono resi noti per una serie di adesivi attaccati in Curva Sud, che vedevano raffigurata Anna Frank con la maglia della Roma, per poi scrivere un volantino contro la presenza delle donne nelle prime dieci file della Curva Nord.