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“Ciao Mariam”: Ostia saluta la 18enne uccisa da una baby gang a Londra

Oggi amici di famiglia, la comunità egiziana e i compagni di scuola di Mariam Moustafa, depositeranno dei fiori sul lungomare di Ostia, dove era nata e cresciuta la 18enne italo-egiziana prima di trasferirsi a Londra dove è morta a seguito del pestaggio da parte di una baby gang. La famiglia chiede giustizia e accusa: “Si è trattato di razzismo”.
A cura di Valerio Renzi
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L'appuntamento è alle ore 16.00 di oggi pomeriggio davanti alla scuola elementare Garrone su corso Duca di Genova. Qui si sono riuniti gli ex compagni di classe delle elementari e delle medie, la comunità egiziana e gli amici della famiglia Moustafa. Ricorderanno Mariam, morta a 18 anni a Londra dopo due settimane di agonia in un letto di ospedale. Italo-egiziana, Mariam si era trasferita quattro anni fa con i genitori, la sorella e il fratello minore nella capitale del Regno Unito, ma di fronte al mare di Roma era nata e cresciuta, costruendo amicizie e affetti che la lontananza aveva affievolito ma non rotto. A testimoniarlo i tanti messaggi di saluto e solidarietà, e un grande striscione: "È triste pensare che il tuo sogno non si possa avverar, ma noi speriamo che ovunque tu sia abbia trovato la felicità".

Mariam aggredita da un branco di ragazzine

La madre e il padre di Mariam hanno scelto di ricominciare dopo più di quindici anni in Italia, dove aveva lavorato come pizzaiolo e aggiustando e vendendo mobili, con l'idea di far crescere i figli in un ambiente multiculturale, nella speranza di fargli frequentare college prestigiosi e di acquisire l'inglese come seconda lingua. Speranze che si sono infrante lo scorso 20 febbraio alla fermata del bus di Parliament Street, quando Mariam viene aggredita da un gruppo di ragazzine che la pestano a sangue. Un amico prova a difenderla ma viene allontanato. Dopo poche ore la giovane studentessa di Ingegneria viene dimessa dall'ospedale: il giorno dopo si sente male ed entra in coma per un'emorragia celebrale.

La famiglia di Mariam: "È stato il razzismo"

Ora la famiglia di Mariam pretende giustizia e accusa il personale sanitario di non essere stato abbastanza scrupoloso e la polizia di non star facendo abbastanza per consegnare alla giustizia i responsabili. Le autorità al momento escludono di essere di fronte a un crimine dell'odio, ma il padre ha raccontato come sua figlia, prima di entrare in coma, abbia raccontato come il branco che l'ha aggredita l'avesse apostrofata ripetutamente come ‘black rose'. È di ieri la notizia che la procura di Roma ha aperto un fascicolo sulla morte di Mariam, mentre le autorità egiziane hanno fatto dure dichiarazioni per chiedere che si accerti il prima possibile la verità.

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