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Omicidio Marco Vannini

Omicidio Vannini, 4 anni dopo il dolore della mamma: “Ora viviamo di ricordi”

In questi anni i genitori di Marco Marina e Valerio hanno lottato con tutte le forze per scoprire cosa è successo quella assurda notte, chiedendo a gran voce verità e giustizia. Antonio Ciontoli è stato condannato in secondo grado a cinque anni per omicidio colposo. Una pena molto più lieve rispetto ai 14 anni per omicidio volontario ricevuti in primo grado. Una sentenza che ha fatto indignare i familiari del giovane di Ladispoli che ora sperano nella Cassazione.
A cura di Simona Berterame
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A casa Vannini regna un silenzio innaturale da ormai quattro lunghi anni. Marina e Valerio hanno perso il loro unico figlio Marco, di appena 20 anni, in una sera di maggio. Marco è stato colpito da un colpo d'arma da fuoco mentre si trovava a casa della fidanzata Martina Ciontoli. Il proiettile, esploso dal suocero Antonio Ciontoli mentre si trovava nella vasca da bagno, colpisce il ragazzo al braccio trapassando polmone e cuore. Le sue urla di dolore vengono ascoltate anche dai vicini dei Ciontoli, eppure rimarrà in quella casa per oltre un'ora. Una vicenda giudiziaria ormai conosciuta dall'intero Paese, tra ombre e bugie, che ha diviso e mobilitato l'opinione pubblica in particolare dopo l'ultima sentenza che ha visto ridurre la pena per Antonio Ciontoli.

La battaglia di Marina e Valerio

In questi anni i genitori di Marco Marina e Valerio hanno lottato con tutte le forze per scoprire cosa è successo quella assurda notte, chiedendo a gran voce verità e giustizia. Antonio Ciontoli è stato condannato in secondo grado a cinque anni per omicidio colposo. Una pena molto più lieve rispetto ai 14 anni per omicidio volontario ricevuti in primo grado. Una sentenza che ha fatto indignare i familiari del giovane di Ladispoli che ora sperano nella Cassazione. "La sentenza è vergognosa. Tutti e cinque in quella casa sapevano che era stato esploso un colpo d'arma da fuoco e non hanno fatto nulla, anzi si sono spalleggiati per coprire quello che era successo in quella casa – dice Marina – e quindi sono tutti colpevoli in egual misura. Mio figlio non è morto per lo sparo ma per i ritardi nei soccorsi, se fosse stata chiamata l'ambulanza tempestivamente mio figlio oggi sarebbe ancora qui". "Molte cose di Marco non le ho mai conosciute, 20 anni sono così pochi – esclama Marina alzando gli occhi al cielo e sfregando nervosamente il ciondolo a forma di cuore con il volto del figlio – lui emanava una luce speciale, ormai vivo di ricordi di questo ragazzo meraviglioso che mi hanno portato via".

I dubbi dei genitori di Marco

Le indagini e il processo hanno ricostruito cosa è accaduto quella maledetta sera, una dinamica però che non convince i familiari di Marco e presenta ancora troppe zone d'ombra . "Le indagini sono state condotte male" scuote la testa Marina ripensando ai giorni successivi all'omicidio del figlio. La villetta dei Ciontoli non è stata messa sotto sequestro e c'è una maglietta blu con scritto ‘Maiorca' di Marco che non è stata più ritrovata. Non è stato fatto il luminol, non è stato fatto lo stub a tutti e cinque – sbotta Valerio sbattendo i pugni sul tavolo – perché a Maria e Viola non è stato fatto lo stub? Con quale criterio?".

Tutta Italia dalla parte di mamma Marina e papà Valerio

Questi due genitori distrutti dal dolore stanno affrontando un'aspra battaglia giudiziaria che si avvicina all'ultimo atto, quello della Cassazione. Ma non sono soli; la storia di Marco ha sconvolto l'Italia intera tanto che personaggi del mondo dello spettacolo, politici ma soprattutto semplici cittadini si sono schierati al fianco di questa famiglia chiedendo giustizia e verità per Marco. Il gruppo Facebook dedicato al ragazzo conta oltre 60mila iscritti, un enorme abbraccio virtuale per Marina e Valerio. In questi anni la mamma di Marco ha ricevuto e continua a ricevere tantissime lettere.  "Mi scrivono da tutta Italia e per la festa della mamma ho ricevuto parole bellissime. Certo io avrei voluto quell'auguri mà che purtroppo non potrà più arrivare, però Marco in un certo senso mi manda i suoi auguri attraverso tutte queste persone".

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Sono nata a Roma nel 1992. Ho studiato Scienze della comunicazione a Roma Tre. Giornalista pubblicista dal 2014 e professionista dal 2021. Ho lavorato per l'agenzia videogiornalistica Meridiana Notizie, ho scritto per il blog dell'Huffington Post e ho fatto parte dello staff comunicazione della campagna elettorale di Alfio Marchini nel 2013. Socio fondatore di Gvpress (Associazione italiana giornalisti videomaker) e membro della giuria scientifica dello Smartphone d'oro. Ho collaborato alla realizzazione del documentario sul caso di Marco Vannini andato in onda sul canale Nove. Dal 2014 lavoro per Fanpage.it realizzando video e articoli nella Capitale e in tutto il centro Italia. 
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