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Omicidio Desirée Mariottini a Roma

Omicidio Desirée Mariottini, la testimone: “L’ho rivestita dopo la violenza, stava molto male”

Si è concluso ieri l’incidente probatorio dei tre testimoni presenti nello stabile di via dei Lucani la notte in cui è morta la 16enne Desirée Mariottini. L’ultima testimone ha dichiarato di aver rivestito la giovane e di aver provato a chiamare i soccorsi: ma gli accusati gliel’avrebbero impedito.
A cura di Natascia Grbic
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"Mi sono riavvicinata a Desirée e l'ho rivestita, le ho rimesso gli slip. C'erano solo uomini intorno a lei, quelli che l'avevano spogliata. Stava male, ma ci hanno impedito di chiamare i soccorsi". Si è concluso ieri, con un'ultima testimonianza, l'incidente probatorio per il processo sulla morte di Desirée Mariottini. A essere sentita l'unica ragazza del gruppo, una cittadina di origine congolese stabile frequentatrice del palazzo abbandonato di via dei Lucani. C'era anche lei la notte in cui la giovane 16enne di Cisterna di Latina ha perso la vita: e, come gli altri due testimoni che hanno parlato prima di lei, ha puntato il dito contro i quattro uomini accusati dell'omicidio. Si tratta di Alinno Chima, Mamadou Gara, Yussef Salia e Brian Minthe. Il 16 ottobre a parlare sarà invece la difesa, mentre il 21 si deciderà sugli eventuali rinvii a giudizio. E poi inizierà il processo per quella che è stata una delle vicende più tragiche del 2018.

L'arresto degli accusati e la denuncia del pusher contro i genitori di Desirée

Sotto le unghie di Desirée e sugli abiti da lei indossati è stato trovato del Dna compatibile con quello degli imputati. I testimoni, inoltre, hanno dichiarato che tutti e quattro hanno stuprato la ragazza e che sono stati loro a impedire che venissero chiamati i soccorsi. "Meglio lei morta che noi in galera", avrebbe detto Yussef Salia, che il giorno successivo alla morte di Desirée aveva provato a scappare da Roma, ma era stato arrestato poco dopo a Foggia. E proprio lui ha depositato una denuncia per abbandono di minore e omessa vigilanza contro i genitori di Desirée Mariottini durante l'udienza preliminare. "Se lei fosse rimasta a casa, io adesso non sarei in carcere". Parole che stanno facendo molto discutere e indignare, soprattutto vista la brutalità con la quale è stata trattata la 16enne la notte della sua morte.

La morte di Desirée Mariottini, la violenza e l'overdose

Desirée Mariottini è morta la notte tra il 18 e il 19 ottobre 2018. La giovane si era recata nello stabile di via dei Lucani con un'amica (Antonella Fauntleroy, attualmente in carcere a Rebibbia) per comprare della droga. Stordita dal cocktail di stupefacenti, è poi rimasta lì in balia di quelli che sarebbero diventati i suoi aguzzini. In diversi l'hanno violentata ‘mediante costrizione delle braccia e delle gambe' e poi l'hanno lasciata sul materasso a morire, nonostante stesse andando palesemente in overdose. Secondo i testimoni, gli accusati avrebbero impedito di chiamare i soccorsi e salvarla la vita. La mattina del 19 ottobre, la 16enne è stata trovata senza vita, avvolta in una coperta.

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