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Morte del carabiniere Mario Cerciello Rega a Roma

Omicidio Cerciello, lo sfogo di Natale Hjorth in carcere: “I colpevoli sono i carabinieri”

Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth, i due americani accusati dell’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega, vengono intercettati in carcere durante alcuni colloqui con i loro familiari. Finn racconta alla madre cosa è successo la notte tra il 25 e il 26 luglio 2019, mentre Gabe descrive l’amico come una persona violenta e scarica la colpa sua di lui. Soprattutto Natale si continua a dire convinto che la colpa di quanto è accaduto è dei carabinieri che non si sono subito qualificati come tali.
A cura di Simona Berterame
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Il 5 settembre 2019 Finnegan Lee Elder incontra in carcere per la prima volta sua mamma Leah Lynn.  Il colloquio tra i due, nel carcere di Regina Coeli, è stato registrato e ora è agli atti del processo iniziato il 26 febbraio contro i due americani accusati dell'omicidio di Marcio Cerciello Rega. Il giovane racconta alla madre che quella sera stavano cercando degli spacciatori a Trastevere perché il suo amico Gabriel Natale Hjort voleva acquistare della cocaina. Il racconto prosegue con il mancato scambio a piazza Mastai e la ormai famosa fuga con lo zaino di Sergio Brugiatelli. I due prendono poi un taxi per tornare in albergo e in quel frangente Natale Hjorth effettua due telefonate con il proprietario dello zaino, concordando uno scambio per 100 euro e un grammo di cocaina. "Io ero sdraiato sul letto, n0n volevo uscire di nuovo, ero molto stanco" afferma il ragazzo sottolineando di essere stato convinto dall'amico ad accompagnarlo all'incontro fuori dall'hotel Meridien. A via Cossa, a pochi passi dalla struttura alberghiera, avrà luogo l'ormai noto epilogo che porterà alla morte del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. "Tu non lo sapevi che erano carabinieri giusto?" chiede Leah al figlio, che risponde "No, ha fatto tutto Gabe perché io non parlo italiano".

Il racconto dell'omicidio

Gabriel e Finn escono quindi dall'hotel e si avviano verso il luogo dell'incontro. Durante il tragitto notano due uomini sconosciuti nella direzione opposta, ecco il racconto che il ragazzo fa alla mamma.

Finnegan Lee Elder: "Parlavano tra di loro ma guardando noi allora abbiamo cambiato direzione. Un attimo dopo mi sono girato e il tizio grosso mi ha aggredito"

F: "Ho estratto il coltello e ho iniziato a.."

Leah Lynn: "Quante volte?"

F: "Tre volte. ha allungato la mano, quando si è reso conto che non aveva le manette, ha cercato di afferrare il mio coltello e girarlo contro di me, a quel punto ho cambiato mano e l'ho accoltellato altre volte fino a che non mi si è tolto di dosso"

L: "Difficile, mi dispiace così tanto"

Il 6 settembre la madre di Finn ha un secondo e ultimo colloquio in carcere con il figlio e in quel frangente la donna cerca di rassicurarlo affermando che un team di specialisti si sta occupando del suo caso. Finn vorrebbe essere trasferito in una prigione americana dove si parla inglese, ma la madre insiste sulla necessità che il figlio impari al più presto la lingua italiana per poter comprendere al meglio il processo.

Natale scarica l'amico: "Elder è una persona violenta"

Anche i colloqui in carcere che si sono svolti tra Gabriel Natale Hjorth e i suoi familiari sono stati intercettati. "Elder è una persona violenta" così Natale scarica l'amico raccontando al padre e allo zio, durante un colloquio avvenuto i primi di agosto, di trovarsi in questa situazione per colpa di "un'amicizia sbagliata". In particolare il 13 agosto 2019 il ragazzo incontra lo zio Claudio e il nonno paterno Giuseppe e in quel frangente, nonostante sospettassero che le loro conversazioni fossero registrate, il giovane si lascia scappare questa frase: "Devono capire che quelli colpevoli sono i c***o di carabinieri", ma subito i parenti gli fanno notare che discutere di questo non aiuta la sua posizione processuale.

Gabriel Natale Hjort: "No perché in America non succederebbe mai questo neanche questo fatto, perché in America farebbero vedere subito che erano la polizia e non succederebbe questo fatto".

Giuseppe: "Vabbè su questo non…"

Gabriel: "Meglio che non succederebbe mai sto fatto… devono capire che quelli colpevoli sono i cazzo di carabinieri"

Claudio: “Vabbè queste sono cose che non devi neanche pensare perché questa è una cosa che non ci aiuta”

Gabriel si lamenta dei tempi delle indagini, durante un successivo colloquio in carcere avvenuto a fine agosto. “Stanno impiegando tre settimane per svolgere le indagini a mio carico, solo in Italia. In America avrebbero già finito". Gabriel scalpita, vuole uscire di prigione e afferma che una volta finite le indagini principali farà la richiesta. Lo zio lo invita ad essere paziente, ad agosto è tutto fermo ma Gabriel sbotta dicendo che "le leggi italiane, la polizia e i sistemi legali lo fanno incazzare" e il nonno replica che "in America sarebbe stato peggio".

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