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Ferimento Manuel Bortuzzo

Manuel vittima della periferia, dove i criminali non hanno paura di sparare davanti alla polizia

Dei tanti interrogativi che provocano rabbia in merito al ferimento di Manuel Bortuzzo, il giovane campione di nuoto che si era trasferito a Roma solo da pochi mesi per provare a fare della sua passione un sogno, è questo quello più inquietante di tutti: com’è possibile che due ragazzi a bordo di uno scooter abbiano avuto la freddezza di sparare con i poliziotti a pochi metri, intervenuti per sedare una rissa all’interno di un pub di piazza Eschilo, quartiere Axa, tra Ostia e l’Eur.
A cura di Enrico Tata
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Manuel Bortuzzo, 19 anni, rimasto ferito la scorsa notte a Roma
Manuel Bortuzzo, 19 anni, rimasto ferito la scorsa notte a Roma
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La polizia c'era, era a pochi metri di distanza. Ma loro non hanno avuto alcuna paura, non si sono preoccupati degli agenti e hanno premuto il grilletto della pistola per ben tre volte. Vestiti come i sicari mafiosi, a bordo di uno scooter e con il casco a coprire il volto, hanno sparato per uccidere. Non mirando alle gambe, ma al torace. E colpendo più volte, per essere proprio sicuri di aver preso il bersaglio. Dei tanti interrogativi che provocano rabbia in merito al ferimento di Manuel Bortuzzo, il giovane campione di nuoto che si era trasferito a Roma solo da pochi mesi per provare a fare della sua passione un sogno, è questo quello più inquietante di tutti: com'è possibile che due ragazzi a bordo di uno scooter abbiano avuto la freddezza di sparare con i poliziotti a pochi metri, intervenuti per sedare una rissa all'interno di un pub di piazza Eschilo, quartiere Axa, tra Ostia e l'Eur. Se si è trattato di un tragico scambio di persona, come sembrerebbe, lo accerteranno gli investigatori. Ma quei ragazzi volevano davvero sparare per uccidere. Manuel o qualcun altro. Ed erano sicuri di poterlo fare senza essere disturbati. Contando, se fosse servito, su silenzi e omertà. E l'impressione è che tra i pub e i locali di Roma, soprattutto in periferia ma non solo, le pistole in tasca ai giovani non siano più un fatto eccezionale e straordinario.

A Roma convivono tante periferie, connesse tra loro più per gli intrecci delle bande criminali che vi proliferano che per altro. C'è per esempio la Romanina dei Casamonica, Tor Bella Monaca e le cosche di ‘ndrangheta, San Basilio e i clan di camorra, e poi c'è Ostia, controllata dagli Spada e dai Fasciani. Fotografia delle periferie di Roma spezzettate e spartite tra gruppi criminali che appare evidente nel III Rapporto sulle Mafie nel Lazio pubblicato dalla Regione Lazio. L'ambiente criminale in cui potrebbe essere nata la sparatoria che ha infranto i sogni di Manuel Bortuzzo, rimasto paralizzato e costretto a rimanere sulla sedia a rotelle finché la scienza non troverà soluzioni, è quello di Acilia. Gli investigatori stanno indagando tra le case popolari di quella zona di Roma, a metà fra Ostia e l'Eur. Un mondo criminale vicino agli affari dei Casalesi, che in zona controllano il racket delle slot machine e dell'usura. Per i loro giri si servono di sicari, a volte di pugili professionisti, pagati per intimidire e affermare il controllo del territorio. Il “feudo” di Ostia, si legge nel rapporto già citato, è oggetto di interesse anche da parte di gruppi criminali che operano in altri quartieri, su tutti si parla di presenze camorristiche localizzate ad Acilia e la supremazia nell'area, si dice ancora, passerà da uno scontro tra clan rivali e prove di forza per il controllo della piazza di spaccio del quartiere. E' forse in questo sottobosco criminale che è maturata la sparatoria in cui è rimasto ferito Manuel Bortuzzo. Con i suoi assalitori che non avevano paura di nulla, neanche della presenza della polizia. E intanto in quel quartiere nessuno parla, nessuno ha il coraggio di aiutare gli investigatori nelle loro indagini. E intanto Manuel, che sognava le Olimpiadi, non potrà più camminare.

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Sono giornalista professionista dal 2015 e mi occupo della cronaca di Roma su Fanpage.it. Ho fatto stage a Repubblica.it, Radio Radicale, ho fondato e diretto la web radio 'Radio Libera Tutti' e sono diventato giornalista pubblicista, nel 2010, collaborando con il settimanale locale 'Velletri Oggi'. Ho frequentato la Scuola di Giornalismo Walter Tobagi/Ifg dell'Università Statale di Milano, ho ricevuto una borsa di studio finanziata da Google per l'eccellenza nel giornalismo e ho vinto il concorso 'Una storia ancora da raccontare: Peppino Impastato', organizzato dal Festival Internazionale del Giornalismo.
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