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Ferimento Manuel Bortuzzo

Manuel Bortuzzo da Giletti: “Alla mia fidanzata ho detto ‘ti amo’ dopo che mi hanno sparato”

“Avevo mille pensieri per la testa, però averla là accanto mi ha fatto pensare: ‘Non so se riuscirò più a rivederla, lei deve sapere che io la amo’. Quel 3 febbraio è per me soprattutto il giorno in cui ho detto ‘ti amo’ a lei”, ha raccontato Manuel Bortuzzo a Massimo Giletti nel corso della puntata di ieri sera di ‘Non è l’Arena’ in onda su La7.
A cura di Enrico Tata
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Manuel Bortuzzo, il papà Franco e Massimo Giletti
Manuel Bortuzzo, il papà Franco e Massimo Giletti
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Quando è stato colpito da un proiettile calibro 38, un colpo che gli ha provocato la lesione completa del midollo spinale, il primo pensiero di Manuel Bortuzzo è stato nei confronti della sua fidanzata, Martina, 16 anni. "Avevo mille pensieri per la testa, però averla là accanto mi ha fatto pensare: ‘Non so se riuscirò più a rivederla, lei deve sapere che io la amo'. Quel 3 febbraio è per me soprattutto il giorno in cui ho detto ‘ti amo' a lei", ha raccontato il 19enne nuotatore a Massimo Giletti nel corso della puntata di ieri sera di ‘Non è l'Arena'. Pochi giorni dopo il ferimento del suo ragazzo, Martina era andata a trovarlo e gli aveva assicurato: "Rimarrò al tuo fianco dopo quello che è successo. Ripartiamo da qui insieme, gliel'ho detto a Manuel e lui è felice". A San Valentino 16enne è andata in ospedale e ha portato a Manuel un grosso palloncino a forma di cuore, che poi ha postato su Instagram.

“Ci prenderemo tutto” #myvalentinesday

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Il racconto di Manuel: "La prima volta che sono rientrato in acqua…"

Manuel ha raccontato anche di quando ha rimesso per la prima volta le sue gambe in acqua: "Mi sono seduto sul muretto della vasca, ho messo le gambe in acqua e non ho sentito niente. Non mi sentivo bagnato, niente, poi quando mi sono immerso è stata una sensazione bellissima a cui prima non davo peso. Il muovere tutto, il sentire tutto, riuscire stare a galla, è stata un'emozione grande. Il nuoto è tanto, l'acqua è tanto. Quando ho iniziato a fare le prime bracciate, mi sembrava non fosse successo niente, le gambe pure stavano anche a galla". I momenti più difficili dall'incidente sono stati quelli in cui "sono stato messo davanti alla realtà, come per esempio la prima uscita in carrozzina. Quando ti mettono davanti a una realtà diversa, a una vita diversa, là ti rendi conto di quanto possa essere più scomodo, più difficile fare complicate cose che prima facevi con facilità estrema. Per esempio in clinica mi hanno insegnato a girarmi di fianco e a mettermi a pancia in su, oppure semplicemente ad alzarmi dal letto, cose che a vent'anni pensavo non avrei dovuto imparare di nuovo".

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