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Mafia Capitale, sequestro beni per 100 milioni al boss Diotallevi

La procura di Roma ha richiesto il sequestro di beni per 100 milioni di euro, tutti riconducibili al boss Ernesto Diotallevi, che da cinquant’anni sarebbe il collegamento tra Cosa Nostra e la criminalità organizzata romana. Diotallevi appare come indagato anche nell’inchiesta su Mafia Capitale.
A cura di Valerio Renzi
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Il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, assieme ai tre pm Luca Tescaroli, Paolo Ielo e Giuseppe Cascini, che si occupano dell'inchiesta su Mafia Capitale, hanno richiesto ieri alla sezione per le misure di prevenzione del Tribunale di sorveglianza, di requisire beni per 100 milioni di euro a Ernesto Diotallevi, il boss 70enne da sempre considerato uno dei ponti tra la mafia siciliana e la criminalità organizzata romana. Per gli inquirenti Diotallevi, assieme al delfino di Carminati ‘Giovannone' De Carlo, anche nel nuovo sodalizio mafioso sarebbe stato il referente di Cosa Nostra. Tra i beni di cui la procura chiede il sequestro ci sono una casa a Fontana di Trevi, contenente un vero e proprio tesoro in opere d'arte, sette palazzine ad Olbia, una casa nel residence turistico "Villaggio di Porto Rotondo" sempre in Sardegna e quote di partecipazione in molte società. Immobili e quote societarie sono tutti intestati alla moglie del boss e a diversi prestanome, sulla carta Diotallevi risulta proprietario solo di una Smart, di una Fiat Cinquecento e di quote di una piccola società.

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