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Mafia Capitale non è mafia: le motivazioni della sentenza della Corte di Cassazione

Due distinte associazioni a delinquere e non una sola associazione mafiosa con a capo Buzzi e Carminati. La Corte di Cassazione ha depositato oggi le ragioni della sentenza sul processo a Mafia Capitale: “Non sono stati infatti evidenziati né l’utilizzo del metodo mafioso, né l’esistenza del conseguente assoggettamento omertoso”. Ma ciò non vuol dire che a Roma la mafia non c’è, sottolineano i giudici.
A cura di Valerio Renzi
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Mafia Capitale non è mafia. A dirlo è la Corte di Cassazione che oggi ha depositato le motivazioni della sentenza con cui, lo scorso ottobre, ha riconosciuto per l'inchiesta ‘Mondo di Mezzo', due semplici associazioni a delinquere, la prima facente riferimento al sodalizio tra Massimo Carminati e Salvatore Buzzi per accaparrarsi appalti e commesse pubbliche grazie alla corruzione e l'influenza sulla politica, la seconda facente capo al solo Massimo Carminati con al centro altre attività quale il prestito a usura. E se l'associazione a delinquere con a capo l'ex Nar e il ras delle cooperative non era un'associazione mafiosa, ciò non vuol dire che a Roma la mafia e i clan, autoctoni o d'importazione, non ci siano

"La Corte – si legge in una nota diramata dalla Cassazione, che anticipa i contenuti delle motivazioni – senza affatto negare che sul territorio del comune di Roma possano esistere fenomeni criminali mafiosi, come questa Corte ha avuto modo di affermare, ha spiegato che i risultati probatori hanno portato a negare l'esistenza di una associazione per delinquere di stampo mafioso: non sono stati infatti evidenziati né l'utilizzo del metodo mafioso, né l'esistenza del conseguente assoggettamento omertoso ed è stato escluso che l'associazione possedesse una propria e autonoma ‘fama' criminale mafiosa".

Gli ermellini in poche parole hanno stabilito come la non pubblicità del sodalizio, sulla base del quale agisce un'organizzazione mafiosa con una forza d'intimidazione tale da rendere spesso superfluo l'utilizzo della forza, renda impossibile applicare la fattispecie definita dall'articolo 416 bis del codice penale al gruppo criminale capeggiato da Buzzi e Carminati. La discriminante è questa, non se la mafia porta la scoppola e la lupara, se parla calabrese, napoletano, siciliano o romano. Perché a Roma le mafie esistono, e sono mafie "romane" come ormai scritto in diverse sentenze come quella contro il clan Spada.

Sulla notizia è intervenuta anche la sindaca di Roma Virginia Raggi, che su Twitter ha scritto: "La Cassazione conferma che ‘Mondo di mezzoì si spartiva gli appalti a Roma grazie a una ‘collusione generalizzata' con la politica. Confermata anche presenza clan sul territorio. Noi abbiamo invertito la rotta, contro corruzione e mafia, sempre a fianco dei cittadini onesti".

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