Mafia Capitale, la Prefettura raccomandò le coop di Buzzi
Potrebbe finire nei guai il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro per una lettera di raccomandazione partita da Palazzo Valentini, per caldeggiare le soluzioni proposte dalle coop di Salvatore Buzzi per i migranti richiedenti asilo a Castel Nuovo di Porto. Il documento racconta una realtà molto diversa da quella descritta da Pecoraro durante l'audizione in commissione Antimafia seguita allo scoppio dell'inchiesta su Mafia Capitale.
Ecco il testo della missiva firmata dal dirigente Roberto Leone e indirizzata al sindaco di Castelnuovo di Porto e al questore, il cui contenuto non lascia molto spazio all'interpretazione: "facendo seguito alla circolare del ministero dell’Interno dell’8 gennaio scorso e alla luce delle manifestazioni di disponibilità ricevute, si chiede se sussistano motivi ostativi alla stipula di una convenzione con il soggetto sottoindicato: Eriches 29 consorzio di Cooperative Sociali. La sede proposta per l’accoglienza si trova in Borgo del Grillo. Si allega la documentazione relativa alla manifestazione di disponibilità ricevuta e si resta in attesa di cortesi urgenti notizie, rappresentando che in mancanza di elementi ostativi si procederà alla stipula della convenzione". La lettera fu spedita immediatamente dopo l'incontro tra Salvatore Buzzi e Pecoraro negli uffici di quest'ultimo
La versione di Pecoraro in commissione Antimafia
Ma Pecoraro aveva dato degli incontri con Buzzi, mediati dai buoni auspici di Gianni Letta, una versione molto diversa affermando con decisione di non aver dato nessun seguito alle richieste del braccio destro di Carminati. "È vero, ho ricevuto Salvatore Buzzi ma non sapevo nemmeno chi fosse – aveva dichiarato davanti alla commissione Antimafia – il problema vero è la facilità con cui si può arrivare alle istituzioni e l’assoluta mancanza di controlli. Buzzi è venuto da me dopo che il dottor Letta mi aveva chiamato, io l’ho ricevuto e ho detto di no alla sua proposta che consisteva nella disponibilità di cento appartamenti per gli immigrati a Castelnuovo di Porto. Gli ho spiegato che lì ho già il Cara, che gli immigrati in una città così piccola sarebbero stati troppi".
"È una lettera che abbiamo scritto a tutti i sindaci della provincia, là dove ci fosse l'offerta di posti, per una sorta di par condicio e per evitare polemiche. Personalmente ero contrario, perché a Castelnuovo c'era già il Cara e il sindaco aveva chiesto sostegni straordinari in materia di ordine pubblico. La cosa è finita lì", spiega oggi alla luce dei nuovi elementi Pecoraro.
Quando il prefetto disse: "Non esiste la mafia di Roma"
Era il 1 agosto del 2013 quando il prefetto della Capitale Giuseppe Pecoraro commenta l'operazione "Alba Nuova", portata a termine solo qualche giorno prima ad Ostia, che fece scattare le manette per 50 persone e utilizzando per la prima volta il 416 bis (l'aggravante di associazione a delinquere di stampo mafioso) sul territorio della Capitale. Erano le prove generali di Mafia Capitale. In quell'occasione Pecoraro ribadì una tesi più volte esposta: a Roma non c'è la mafia ma "legami con la mafia", siamo di fronte a"fatti e comportamenti riconducibili alla criminalità organizzata". E ancora: "Roma non è Palermo, Napoli o Reggio Calabria ma ci sono indagini in corso e per ora parliamo di criminalità organizzata e non di colletti bianchi e di inquinamento delle attività commerciali con l’acquisizione di immobili".