Mafia Capitale, i dipendenti della cooperativa di Buzzi: “Non in nostro nome”
"Vogliamo dire forte e chiaro che noi non abbiamo preso né dato mazzette, non ci siamo arricchiti, non abbiamo speculato sulla pelle degli immigrati, non abbiamo partecipato a nessun banchetto, né ci riconosciamo con le pratiche di quei farabutti dei dirigenti della coop 29 giugno che, votandosi al dio denaro, hanno fatto affari con politici di destra e di sinistra, mafiosi e fascisti di ogni ordine e grado". Così scrivono i lavoratori della Cooperativa 29 giugno iscritti al sindacato di base Usb. La cooperativa di Salvatore Buzzi è al centro dell'inchiesta su Mafia Capitale: avrebbe prosperato grazie alla corruzione di politici, dipendenti e manager dell'amministrazione pubblica e di aziende partecipate come Ama e Eur Spa.
"Mentre i nostri dirigenti e i loro amici a libro paga – si legge ancora nella nota – si arricchivano sulla sofferenza degli ultimi di questa città: senza casa, immigrati, rom e rifugiati, noi abbiamo vissuto di bassi salari, non di raddoppi di profitti, e di servizi non sempre di qualità, sempre strappati a budget al di sotto delle necessità, scontrandoci spesso con la cooperativa. Noi siamo già stati vittime in questi anni di tagli ai salari e alle nostre condizioni di lavoro ed oggi scopriamo che in questa vicenda anche la dirigenza della cooperativa ha svolto un ruolo".
Il prossimo mercoledì 10 dicembre si terrà un'assemblea dei lavoratori nella sala della Protomoteca in Campidoglio, I lavoratori hanno anche paura che l'inchiesta abbia effetti anche sul loro posto di lavoro e per questo chiedono alla politica di tutelare i contratti, gli stipendi e i posti di lavoro dei dipendenti delle cooperative facenti capo a Buzzi. Inoltre i dipendenti chiedono alle istituzioni di impegnarsi "a garantire un’accoglienza dignitosa agli immigrati, soprattutto ai più deboli come i minori, o strutture adeguate per chi vive il dramma dell’emergenza abitativa. Si impegnino a non far pagare a noi, con ulteriori tagli ai posti di lavoro e ai servizi e ai diritti, il malaffare ignobile di chi sta in alto e in mezzo".