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Mafia Capitale, dopo la sentenza definitiva oggi 8 in carcere: anche politici e dirigenti pubblici

Dopo la sentenza di Cassazione tradotti in carcere otto degli imputati. Politici, imprenditori e dirigenti pubblici Ci sono anche l’ex esponente del Partito Democratico e presidente dell’Assemblea Capitolina Mirko Coratti, l’ex consigliere comunale del centrodestra Giordano Tredicine e l’ex presidente del X Municipio (Ostia) Andrea Tassone.
A cura di Valerio Renzi
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Dopo la sentenza della Corte di Cassazione su Mafia Capitale, si aprono le porte del carcere per otto indagati. Questa mattina i carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Roma hanno eseguito l'ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale della Repubblica. Tradotti in carcere tre dei politici coinvolti nell'inchiesta Mondo di Mezzo: l'ex esponente del Partito Democratico e presidente dell'Assemblea Capitolina Mirko Coratti, l'ex consigliere comunale del centrodestra Giordano Tredicine e l'ex presidente del X Municipio (Ostia) Andrea Tassone. Poi l'ex dirigente del Campidoglio Claudio Turella, gli esponenti del mondo delle coop Sandro Coltellacci e Franco Figurelli, il dirigente della Regione Lazio Guido Magrini, il collaboratore di Luca Odevaine Mario Schina.

La sentenza di Cassazione: Mafia Capitale non è mafia

I giudici della suprema corte hanno ribaltato il verdetto della Corte d'Appello, riconoscendo l'esistenza di due differenti organizzazioni criminali. La prima con al vertice Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, orientata alla distrazione di risorse pubbliche e alla corruzione, la seconda che ruotava attorno al solo Massimo Carminati e all'ormai famoso benzinaio di Corso Francia. In accordo con i giudici di primo grado, per la Cassazione nessuna delle due organizzazioni, nonostante la gravità dei fatti contestati, a cui corrispondo pene molte severe, è un'organizzazione mafiosa. Da qui la scelta di far cadere l'aggravante di 416 bis. L'inchiesta Mondo di Mezzo, che nel dicembre 2014 ha sconvolto la capitale, travolgendo il mondo politico e imprenditoriale come un vero e proprio tsunami, non avrebbe dunque portato alla luce un'organizzazione mafioso come sostenuto dalla procura, ma "solo" un gruppo criminale in grado di pilotare appalti e nomine, tramite la corruzione di politici e dirigenti pubblici.

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