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Li chiamano ‘bambini salvadanaio’: ecco cosa finisce nella loro pancia e come li hanno salvati

All’ospedale Bambino Gesù di Roma dal 2017 a oggi sono giunti più di 500 bambini che avevano ingerito un corpo estraneo. In molti casi gli oggetti sono stati espulsi naturalmente, per 90 di questi, invece, è stato necessario un intervento di estrazione endoscopica. I medici del nosocomio per bambini raccontano le storie più strane che si sono trovati ad affrontare. E mostrano per la prima volta il campionario di oggetti estratti dalla pancia dei bimbi.
A cura di Redazione Roma
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Gli oggetti ingeriti dai bambini ed estratti dai medici dell'Ospedale Bambino Gesù
Gli oggetti ingeriti dai bambini ed estratti dai medici dell'Ospedale Bambino Gesù

Li chiamano ‘bambini salvadanaio': gli oggetti ‘acchiappati' rapidamente da un tavolo o dal davanzale di una finestra nella frazione di un secondo finiscono nella loro bocca. Curiosità che in alcuni casi si trasforma in dramma: da gennaio 2017 ad oggi – informa il pronto soccorso dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma – sono giunti più di 500 bambini che avevano ingerito un corpo estraneo, la maggior parte dei quali, fortunatamente, sono stati espulsi per le vie naturali. Nello stesso periodo sono stati eseguiti oltre 90 interventi di estrazione endoscopica degli oggetti ingeriti accidentalmente dai più piccoli. L'ultimo in ordine di tempo, quello che ha inghiottito una batteria tonda.

Il nosocomio capitolino ha catalogato questi oggetti realizzando un campionario che non ha eguali. Si tratta delle cose più disparate: monete, spille da balia, chiodi, viti, ami da pesca, pezzi di plastica, ciondoli, bottoni. Tra i più pericolosi, ovviamente ci sono magneti e batterie che per la loro composizione materiale sono in grado di perforare e ustionare i tessuti interni con conseguenze anche letali. L’ingestione delle batterie rappresenta il 15% dei casi. "Solo in 4 pazienti la disk battery si era fermata nell’esofago – racconta Luigi Dall’Oglio, responsabile di Chirurgia Endoscopica Digestiva del Bambino Gesù – negli altri casi, per fortuna, era transitata spontaneamente lungo tutto l’intestino senza creare danni, per essere espulsa nel vasino o trovata nel pannolino con un sospiro di sollievo per tutti".

La carrellata di ‘cimeli' recuperati dall'équipe del reparto di Chirurgia Endoscopica Digestiva, anche con interventi salvavita restituisce anche una serie di storie che in ospedale i pediatri raccontano ai genitori a volte in colpa per non aver impedito tempestivamente al bimbo di inghiottire un oggetto estraneo. La pediatra – gastroenterologa Paola De Angelis, che da 22 anni si occupa di questi particolari "ripescaggi", racconta sul sito web dell'ospedale Bambino Gesù della vicenda di Caterina, "una lattante di pochi mesi di vita che, chissà come, era riuscita a inghiottire una moneta da 5 centesimi facendola passare nel suo minuscolo esofago. L'aveva trovata direttamente nel passeggino, sfuggita dalle tasche della mamma. I genitori se ne sono accorti perché la piccola piangeva, sembrava soffocare e cercava di vomitare. Precipitatisi al pronto soccorso, mamma e papà hanno ricominciato a vivere quando la monetina è stata estratta con l'endoscopio. Si era fermata dietro la gola, proprio all'inizio dell'esofago, molto vicina alle vie respiratorie".

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Negli anni '80 la storia dell'amo di Luca, in barca con il suo papà quando, "invece di provare curiosità per il pesce appena preso all'amo, ha giudicato più interessante lo strano oggetto ricurvo e ha deciso di assaggiarlo. Controllando gli attrezzi da pesca, il papà ha notato che qualcosa mancava all'appello. Così è scattata la corsa al pronto soccorso. L'amo è stato rintracciato tramite una radiografia nella pancia del bambino che non mostrava alcun sintomo. Quell'oggetto appuntito, però, non sarebbe potuto passare indolore e senza conseguenze oltre lo stomaco. Data la sua potenziale lesività, è stato rimosso con poche manovre tattiche, utilizzando un endoscopio".

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"Tra i tanti oggetti strani, ci è capitato di recuperare anche una spilla da balia – spiega la pediatra – . Era aperta, con la parte acuminata senza protezione, motivo per cui avrebbe potuto essere molto pericolosa. Ad offrirla come insolito pasto, spingendola direttamente nella bocca della bambina piccolissima dalla quale l'abbiamo estratta, era stata la sorella maggiore, scontenta per aver perso il suo status di unica principessa di casa. Messa alle strette dai genitori, l'autrice del piano ha confessato la malefatta. Dopo la corsa al pronto soccorso, la spilla è stata rimossa – senza ulteriori danni – con una pinza speciale dell'endoscopio che l'ha afferrata dall'estremità".

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