Le Olimpiadi 2024 risolveranno i problemi di Roma?
All'indomani dell'esplosione nella Capitale della bomba giudiziaria che ha portato in carcere 37 persone e ne vede un centinaio indagate per associazione mafiosa nella Capitale (tra cui figurano funzionari pubblici e esponenti politici di ogni schieramento), il premier Matteo Renzi ha fatto due mosse: per prima cosa ha commissariato il Pd romano, spedendo il presidente del partito Orfini a fare pulizia, dall'altra ha rilanciato la candidatura olimpica di Roma per il 2024.
Ma siamo sicuri che quello che serve a Roma per rilanciare la sua immagine sia la candidatura ad un grande evento? Se da un lato bisognerebbe aprire una riflessione seria sul modello grandi eventi e grandi opere, che in Italia sembrano essere sinonimo di gestione emergenziale che porta con se corruzione e infiltrazione delle mafie (vedi i casi Mose, Expo, Tav), dall'altra è necessario interrogarsi se una candidatura olimpica sia la priorità degli oltre due milioni di cittadini romani feriti e smarriti.
L'ultima volta che Roma ha ospitato un evento sportivo, ovvero i mondiali di nuoto del 2009, le cose non sono andate poi per il meglio. Le strutture sono abbandonate a loro stesse, i ritardi nei lavori hanno costretto a cambi di programma dell'ultimo minuto, addirittura una delle piscine costruite era fuori regolamento perché più corta di quanto sarebbe dovuta essere. Per non parlare delle inchieste aperte.
La scadenza per la presentazione della candidatura è il 15 settembre del 2015. Una manciata di mesi che rendono l'impresa ardimentosa, ma il premier Renzi e il presidenti del Coni Malagò sembrano voler andare dritti per la loro strada e proprio non ne vogliono sapere di chi pone dubbi e perplessità.
E Roma? Roma sembra essere ancora smarrita e si chiede come tornare alla normalità dopo Mafia Capitale, dopo l'esplosione di rivolte e violenze nelle periferie. Roma cerca un'anima, una bussola, un'idea di città da proiettare nel futuro. E forse per ritrovare un'anima Roma deve ripartire da se stessa e dai suoi cittadini: garantire a tutti di muoversi nella città dalle periferie al centro; rilanciare un piano straordinario per la cultura ripartendo dai teatri di cintura, dalle biblioteche e dalle realtà territoriali fino ad arrivare ai festival e alle grandi strutture come l'Auditorium; dare spazio alle idee e alle buone pratiche dei cittadini, oltre la “partecipazione” di facciata; attrarre finanziamenti europei e non, gestirli con trasparenza per far crescere la città.