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La mamma di Elena Aubry ricevuta dal ministro Toninelli: “Ora aspetto l’approvazione del decreto”

Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli ha ricevuto Graziella Viviano, la mamma di Elena Aubry, morta a 26 anni in un incidente stradale a bordo della sua moto lo scorso 6 maggio su via Ostiense. Un provvedimento che mira a tutelare i motociclisti e che prevede l’obbligo di installazione di nuovi dispositivi di sicurezza sui guardrail.
A cura di Alessia Rabbai
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Graziella Viviano e il ministro Toninelli
Graziella Viviano e il ministro Toninelli

Un decreto che potrebbe salvare la vita di motociclisti e automobilisti attende l'approvazione della commissione europea. Ieri mattina il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli ha ricevuto Graziella Viviano, la mamma di Elena Aubry, morta a 26 anni in un incidente stradale a bordo della sua moto lo scorso 6 maggio su via Ostiense. Un provvedimento che mira a tutelare i motociclisti e che, se riceverà parere positivo, obbligherà tutti gli enti concessori delle strade a mettere nuovi dispositivi di sicurezza per i guardrail nei tatti pericolosi. Graziella è da tempo mobilitata perché si installino delle posizioni ‘salva motociclisti' sulle bande metalliche al lato della carreggiata. Il decreto è stato inviato a Bruxelles lo scorso ottobre, il 28 febbraio dovrebbe arrivare l'approvazione della commissione europea. La mamma di Elena è artefice di diverse iniziative sulla sicurezza stradale, come quella di cerchiare l'asfalto con la vernice gialla per segnalare le buche. Il gesto ha trovato ampio consenso ed è stato condiviso da moltissime persone.

Com'è andato l'incontro con il ministro Toninelli?

Sono felice che il ministro mi abbia ricevuta e credo che l'incontro sia stato un esempio di buona politica, che sa ascoltare il cittadino. Trovare un decreto presentato in commissione europea e in attesa di risposta da Bruxelles mi ha reso ancor più contenta, anche se di questo documento le associazioni che si occupano di queste tematiche non ne sapevano nulla. Al momento ritengo opportuno non dire niente sul decreto ma aspetto la risposta di Bruxelles prevista il 28 febbraio.

Quanto è importante il confronto tra politici e cittadini su temi come quello della sicurezza stradale?

Il confronto e la collaborazione tra politici e cittadini è sempre importante, specialmente su argomenti di rilievo che riguardano la vita delle persone. Credo che la politica infatti non abbia senso se non ascolta i cittadini, che possono contribuire in maniera valida alle questioni della città con le loro proposte. Gli incontri dovrebbero essere concessi non solo quando si ha una risposta o una soluzione pronta da comunicare alle persone ma anche quando non la sia ha: la si può trovare insieme, lavorando in gruppo.

Insieme a te si sono mosse tantissime associazioni e avete presentato al ministro un manifesto…

Quando martedì sera ho saputo dell'appuntamento con il ministro ho chiamato i motociclisti Romani e Bolognesi con i quali sono in contatto e ho chiesto loro di preparare un manifesto che spiegasse il perché dell'incontro. In poche ore il documento ha raccolto tantissime adesioni da parte di associazioni di tutta Italia: hanno firmato 43 associazioni/Motoclub per un totale di 7mila iscritti e 83mila followers.  Questo mostra che a livello nazionale si è mossa un'intera categoria di persone che fino ad oggi non si era mai riunita per un unico obiettivo. Non esiste infatti un sindacato di motociclisti e prima d'ora non si erano mai raccolti in questi numeri. È una grande potenza che coinvolge persone e vittime.

Quali sono secondo lei i maggiori rischi in città per i motociclisti e cosa si potrebbe fare?

Roma è la capitale d'Europa che ha maggior numero di motociclisti ma mi sento di dire che ad oggi non sono tutelati. Non se ne tiene conto nella progettualità del contesto urbano. Oltre alle buche, alle radici sporgenti e ai tombini ci sono i cordoli che secondo me risultano molto pericolosi per chi viaggia su due ruote: in alcuni punti infatti, hanno perso i paletti e la parte di gomma restante costituisce un pericolo perché i motociclisti non la vedono. Inoltre i paletti provocano un restringimento della carreggiata. Una mia proposta, accogliendo la misura adottata a Milano di accedere alla corsia preferenziale degli autobus.

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