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Ferimento Manuel Bortuzzo

La forza di Manuel Bortuzzo, che ci insegna a sorridere anche quando tutto sembra andare storto

“E chi ci ferma”, ha scritto Franco, il papà di Manuel postando una fotografia del figlio dall’istituto di riabilitazione dove ora si trova. E’ vero, non vi fermerà nessuno. Neanche quando i riflettori, inevitabilmente, si spegneranno. Certo, quando accadrà forse Manuel rifletterà, forse piangerà, ma subito dopo ricomincerà a correre per vivere la vita appassionatamente in cerca di sogni e limiti da infrangere.
A cura di Enrico Tata
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Manuel Bortuzzo
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C'è una cosa in cui gli sportivi sono davvero campioni. Ci insegnano, o almeno provano a farlo con i loro comportamenti, che la vita è passione. Significa cercare obiettivi e provare a raggiungerli, sfidare i limiti e superarli, avere il desiderio di fare qualcosa di significativo per sé e per gli altri. L'ha fatto Alex Zanardi, il più grande campione paralimpico italiano, l'ha fatto Bebe Vio, la nostra formidabile schermitrice. Lo farà e lo sta già facendo Manuel Bortuzzo. Storie diverse, destini simili. Tutti e tre hanno trasformato la sfortuna in passione, gli incubi in sogni da realizzare al più presto. Al pensiero razionale sulle conseguenze di un tragico incidente o sulla sfortuna di ammalarsi di una malattia gravissima hanno preferito vivere appassionatamente la loro vita alla ricerca di quelle emozioni che può provare chi, per esempio, riesce a battere un avversario al termine di una gara alle Olimpiadi.

Per questo Manuel Bortuzzo sta lottando e sta cominciando, come lui l'ha definito, "un nuovo allenamento" in un "nuovo campo di battaglia". Per non rassegnarsi, in primo luogo, all'impossibilità di una guarigione e per provare a realizzare il sogno di arrivare alle Olimpiadi. Impresa per cui si allenava ore e ore ogni giorno anche prima di quella maledetta sera in cui è stato ferito con un colpo di pistola che gli ha danneggiato il midollo spinale.

Tutto il mondo del nuoto, dai nuotatori che si immergono in piscina per rilassarsi una volta alla settimana a chi ha vinto ori e medaglie mondiali, si è stretto attorno a Manuel. E Manuel li ha ringraziati sorridendo sempre. Mai si è lasciato andare, nelle sue apparizioni in pubblico, a momenti di sconforto che pure sarebbero comprensibili. Ha sempre mostrato il sorriso di un ragazzo di 19 anni determinato a dimostrare che niente è perduto, anzi. "E chi ci ferma", ha scritto Franco, il papà di Manuel postando una fotografia del figlio dall'istituto di riabilitazione dove ora si trova. E' vero, non vi fermerà nessuno. Neanche quando i riflettori, inevitabilmente, si spegneranno. Certo, quando accadrà forse Manuel rifletterà, forse piangerà, ma subito dopo ricomincerà a correre per vivere la vita appassionatamente in cerca di sogni e limiti da infrangere.

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Sono giornalista professionista dal 2015 e mi occupo della cronaca di Roma su Fanpage.it. Ho fatto stage a Repubblica.it, Radio Radicale, ho fondato e diretto la web radio 'Radio Libera Tutti' e sono diventato giornalista pubblicista, nel 2010, collaborando con il settimanale locale 'Velletri Oggi'. Ho frequentato la Scuola di Giornalismo Walter Tobagi/Ifg dell'Università Statale di Milano, ho ricevuto una borsa di studio finanziata da Google per l'eccellenza nel giornalismo e ho vinto il concorso 'Una storia ancora da raccontare: Peppino Impastato', organizzato dal Festival Internazionale del Giornalismo.
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