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“L’aborto è la prima causa di femminicidio nel mondo”: i manifesti provocazione della destra prolife

Dopo il bus antigender, nuova provocazione della destra cattolica prolife di ‘CitizenGo’, che a 40 anni dall’approvazione della legge 194 ha fatto affiggere a Roma dei manifesti che indicano nelle donne le prime responsabili di femminicidio con la scelta di abortire. “L’aborto è la prima causa di femminicidio nel mondo”, recitano i manifesti.
A cura di Valerio Renzi
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Dopo il pullman contro l'ideologia gender CitizenGO, il network internazionale legato alla destra cattolica sbarcato in Italia dalla casa madre spagnola ai tempi del Family Day, dà vita ad una nuova campagna provocatoria. Questa volta, a pochi giorni dal quarantennale della Legge 194 che ha legalizzato nel nostro paese l'interruzione volontaria di gravidanza, a finire nel mirino della destra prolife è il diritto all'aborto. A Roma da questa mattina sono apparsi manifesti che recitano: "L'aborto è la prima causa di femminicidio nel mondo". A firmarli proprio CitizenGo nella settimana della ‘Marcia per la vita' che si terrà nella capitale sabato 19 maggio.

"Abbiamo deciso di puntare su un forte slogan provocatorio – che fa leva sulla giusta, particolare attenzione di questi anni contro la violenza sulle donne – per affermare che la prima violenza sulle donne è proprio l'aborto!", scrivono quelli dei CitizenGo. "In gran parte del mondo è utilizzato come metodo di soppressione mirata delle donne, nel silenzio del femminismo radical-chic, e in secondo luogo perché le stesse donne che lo praticano, o meglio che lo subiscono, sono anch'esse ‘uccise' nella loro intimità psichica e fisica. – prosegue il comunicato stampa – Dopo 40 anni dobbiamo certificare il fallimento totale della Legge 194, che avrebbe dovuto aiutare le donne nella gravidanza e tutelare la maternità, e invece combatte la maternità, incentiva l'aborto e lascia dietro di sé milioni di bimbi soppressi e milioni di donne ferite".

Dopo il manifesto della Onlus Prolife, che insultava le donne che scelgono l'interruzione di gravidanza, sui muri di Roma tornano i messaggi volutamente "choc" della destra prolife. Quelli di CitizenGo, nell'anno del #MeToo e dell'esplosione del movimento globale contro i femminicidi e la violenza sulle donne, accusano proprio le donne di essere le prime responsabili dei femminicidi scegliendo di abortire. Un attacco non solo all'autodeterminazione e alla libertà di scelta, ma anche alla lotta contro la violenza maschile.

Nel pomeriggio anche la presa di posizione del movimento femminista Non Una di Meno: "Non c’è dubbio, CitizenGo (nel cui consiglio di amministrazione siede anche l’ex deputato UDC Luca Volontè) ha compiuto un salto di immaginario. Invece dei soliti feti formato gigante, questa volta l'organizzazione mostra il corpo di una donna incinta. Ma l’accostamento tra quel corpo e la parola femminicidio non funziona: l'aborto sta al femminicidio come l'autodeterminazione sta alla violenza maschile, cioè su due piani contrapposti. Se il corpo femminile rimanda alla libertà di scelta, il femminicidio rimanda alla violenza maschile, quella che in Italia, nei primi 3 mesi del 2018 ha provocato la morte di 20 donne (nei primi 10 mesi del 2017 le donne uccise da uomini sono state 114, una ogni due giorni e mezzo). C'è solo un modo per legare l'aborto al femminicidio: è vietarlo, criminalizzare chi lo sceglie o ostacolarlo con l'obiezione di coscienza"

Tante le prese di posizioni per chiedere la rimozione della campagna pubblicitaria. Tra queste quella della senatrice dem Monica Cirinnà: "È iniziata oggi una nuova orribile campagna di disinformazione contro le donne da parte di organizzazioni estremiste che associa l'aborto al femminicidio. È necessario un immediato intervento delle istituzioni, a partire dall'Autorità delle Comunicazioni, per rimuovere subito i manifesti e per fermare la diffusione di false informazioni". "Accostare – prosegue Cirinnà – un diritto delle donne a una violenza come il femminicidio è quanto di più disgustoso possa essere fatto. È necessario che, su temi così delicati e dolorosi, nessuno spazio venga concesso alla mistificazione". Anche la consigliera della Regione Lazio Marta Bonafoni (Lista Civica Zingaretti) chiede l'intervento dell'autorità: "CitizenGO, braccio della destra prolife, lancia questo messaggio orribile su Roma, falso ovviamente, ma capace di colpevolizzare ancora una volta le donne attaccando i loro diritti. Un manifesto violento, a 40 anni dalla 194, che deve essere immediatamente rimosso".

"Il manifesto comparso oggi in diversi municipi romani rappresenta l'ennesimo attacco contro la libertà di scelta delle donne. Difendere il diritto all'aborto e garantire la corretta applicazione della legge 194, che tra pochi giorni compirà 40 anni, deve rimanere una priorità per la nostra Regione e per il Paese intero affinché nessuna donna debba più ricorrere a metodi alternativi, spesso privi di igiene e tutele sanitarie". Lo ha detto in una nota Tina Balì, segretaria della Cgil di Roma e del Lazio.

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