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Istigò figlio minorenne a massacrare di botte un pakistano fino a ucciderlo: 44enne entra in carcere

Condannato a 10 anni in Cassazione, entra in carcere questa mattina Massimiliano Balducci: istigò il figlio di 17 anni a massacrare di botte fino ad ucciderlo Khan Muhammad Shahzad, cittadino pachistano di 28 anni in via Lodovico Pavoni a Torpignattara. Un omicidio che ha scosso la città facendo squillare un campanello d’allarme sulla convivenza e il razzismo nei quartieri multietnici della capitale.
A cura di Valerio Renzi
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Non tutte le storie di cronaca sono uguali per quanto drammatiche. Alcune segnano la coscienza di un paese o di una città, sono sintomo del clima che si respira, prefigurano il futuro. Così è l'omicidio di Khan Muhammad Shahzad, cittadino pachistano di 28 anni massacrato di botte fino ad essere ucciso il 19 settembre del 2014 in via Lodovico Pavoni a Torpignattara, quartiere multietnico della periferia est di Roma. Una storia terribile che ha mostrato che qualcosa non andava nel tessuto sociale di Roma, che anticipava drammaticamente le "rivolte" contro gli immigrati di Tor Sapienza e Corcolle. Shahzad camminava per strada salmodiando alcuni versetti del Corano, la cosa dà fastidio a Massimiliano Balducci, che sente dalla finestra quella lingua che non capisce e comincia a inveire contro l'uomo dalla finestra. Poi scende in strada e istiga il figlio, all'epoca dei fatti minorenne, a picchiarlo. Il 17enne sa come assestare i colpi e Shahzad cade in terra. Non si rialzerà più.

Oggi l'uomo è stato prelevato nell'abitazione dove si trova agli arresti domiciliari per essere trasferito nel carcere di Rebibbia per scontare la pena residua a 10 anni di carcere, dopo la sentenza della Corte d’Appello di Roma e dopo la sentenza della Corte di Cassazione dell’8 maggio scorso che ha reso esecutiva la sentenza che lo riconosce colpevole di concorso, con il figlio, in omicidio preterintenzionale. In primo grado era stato condannato a 21 anni, pena poi dimezzata in Appello e confermata quindi al terzo grado di giudizio. Il figlio dell'uomo è stato invece condannato a 8 anni per omicidio volontario, pena mitigata dall'essere sottoposto alla giurisdizione minorile. La vicenda di Shahzad, che ha lasciato nel suo paese di provenienza una famiglia, è stata raccontata nel libro del giornalista Giuliano Santoro Al Palo della Morte, che se ne serve per raccontare la città, questa periferia meticcia e i suoi corto circuiti.

"„La vicenda dell’uccisione di Shahzad è una di quelle che più drammaticamente hanno segnato negli ultimi anni la vita della capitale, colpendone l’immaginario e animando il dibattito intorno a temi come convivenza, razzismo, conflitto ed emarginazione in uno scenario sempre più multietnico". Così hanno commentato la sentenza di Cassazione gli avvocati di Progetto Diritti Mario Angelelli, Arturo Salerni e Luca Santini, che hanno rappresentato la famiglia di Shahzad costituitasi parte civile nel processo, esprimendo "soddisfazione per questa importante pagina di giustizia che ha fatto luce su circostanze e responsabilità della fine di una giovane vita spezzata con indicibile brutalità".

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