Gli autobus di Atac prendono fuoco, ma 140 manutentori rimangono a casa senza lavoro
Sono già dieci gli autobus di Atac che dall'inizio dell'anno hanno preso fuoco. Uno stillicidio quasi settimanale. Ieri l'episodio più eclatante, quando un bus della linea 63 in via del Tritone è stato avvolto dalle fiamme, ferendo una commerciante e innescando momenti di paura e tensione nel cuore della capitale, a due passi dal parlamento. Sono stati ventisette nel 2017 e "solo" venti nel 2016. Numeri che rappresentano però solo la punta dell'iceberg di incendi di entità minore, che sarebbero stati alcune centinaia. Colpa di un parco mezzi vecchio (12 anni di vita di media), della mancanza di ricambi e della manutenzione al palo.
Atac è schiacciata da 1,4 miliardi di debiti ed entro il 30 maggio il tribunale si pronuncerà in via definitiva sulla procedura di concordato preventivo. L'azienda del trasporto pubblico romano è già fallita nei fatti, non è in grado di pagare i fornitori e la situazione si riverbera prima di tutto sul parco mezzi, con autobus fermi in officina senza poter uscire, o mezzi che circolano in condizioni precarie o di scarsa sicurezza. Ora Atac ha aperto (l'ennesima) indagine interna per capire cosa sia accaduto. Sotto accusa la mancanza di liquido refrigerante e un'anomalia notata per prima dal quotidiano la Repubblica: nell'ultima revisione il contachilometri torna all'indietro di quasi 1000 chilometri.
A spiegare lo stato del trasporto pubblico della capitale – messo in ginocchio da anni di sprechi e di malgoverno, ma anche dalla mancanza di una politica pubblica e industriale adeguata – c'è la vicenda dei 140 lavoratori della ditta Corpa che si trovano senza lavoro. Questi si occupavano da 15 anni della manutenzione in strada dei mezzi Atac, ovvero da quanto il servizio è stato esternalizzato, l'appalto ora è scaduto e Atac e Corpa non trovano un accordo sulla proroga: risultato gli autobus si trovano senza 140 manutentori che intervenivano in strada per aggiustare i guasti, o si occupavano del rientro dei mezzi in deposito. Un paradosso nella situazione attuale. L'azienda sarebbe convinta a formare del personale interno per adibirlo a tale compito, ma intanto un compito fondamentale per la sicurezza dei viaggiatori e per i livelli di qualità del servizio pubblico non è svolto da nessuno dallo scorso 14 marzo.