Ghetto dell’Ex Penicillina: lite finisce in tragedia, 25enne spinto nel vuoto è gravissimo
Una lite è finita in tragedia questa notte all'interno dell‘ex fabbrica di Penicillina, il relitto industriale su via Tiburtina diventato un vero e proprio ghetto urbano, all'interno del quale trovano ricovero centinaia di persona senza fissa dimora. Un ragazzo di 25 anni , al culmine di un litigio, è stato spinto nel vuoto ed è precipitato per 7 metri, schiantandosi rovinosamente al suolo.
Il giovane, di nazionalità gambiana, è ora ricoverato in codice rosso al Policlinico Umberto I. Sul posto le forze dell'ordine che stanno passando al setaccio l'edificio per individuare l'aggressore, che dovrà rispondere dell'accusa di tentato omicidio. Un elicottero si è anche alzato in volo nella zona per monitorare una possibile fuga dell'uomo ricercato, che non si esclude sia ancora nascosto all'interno dell'enorme edificio.
Sgombero o evacazione per il ghetto di via Tiburtina?
L'ex fabbrica di Penicillina, dove gli abitanti convivono con amianto e rifiuti tossici, è nella lista degli edifici di cui è previsto lo sgombero nelle prossime settimane. Un gruppo di associazioni, che si occupano di offrire sostegno legale e sanitario all'interno del ghetto di via Tiburtina, da tempo hanno chiesto con una lettera aperta e appelli alle istituzioni che si provveda all'evacuazione in sicurezza e nel rispetto dei diritti di chi vi abita dell'ex Penicillina.
"Un’operazione di evacuazione e rialloggiamento è necessaria per la tutela degli attuali abitanti e per l’intero quartiere, considerando i danni per la salute e per l’ambiente circostante. – si legge nella missiva – Tale operazione non può, tuttavia, esaurirsi in un semplice sgombero che privi gli aventi diritto di un alloggio adeguato. È opportuno far presente che in alcuni casi le persone in questione godono già di una parziale autonomia economica, ottenuta indipendentemente o mediante il nostro supporto, sarebbe dunque necessario fornire loro gli strumenti utili per il raggiungimento di una piena autonomia, salvaguardando i percorsi di emancipazione messi in camp".