Evasi da Rebibbia, scomparsi i due detenuti: è polemica sulla sicurezza del carcere

Ancora nessuna traccia dei due detenuti evasi domenica sera dal carcere di Rebibbia. Li stanno cercando centinaia di poliziotti, carabinieri e agenti penitenziari ma Catalin Coibanu, 32 anni, e Flomin Mihai Diaconescu di 28 anni, tutti e due romeni, potrebbero aver già lasciato la Capitale. Il processo di Diaconescu, accusato di rapina e ricettazione, si sarebbe dovuto svolgere oggi con il rito abbreviato. I due evasi sono stati visti in via Tuburtina, fuori dalle mura del carcere, dove avrebbero preso un pullman diretto a Tivoli. Le foto segnaletiche sono state diffuse ovunque e la polizia ha organizzato posti di blocco in tutta la città e perquisizioni in molti appartamenti e nei campi rom di Roma. Per il momento, senza alcun esito. La procura ha aperto due fascicoli: uno per evasione nei confronti dei due detenuti e uno, senza ipotesi di reato nei confronti del carcere.

Evasi da Rebibbia, polemiche sulla sicurezza del carcere

I magistrati hanno chiesto infatti al Dap, Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, una relazione dettagliata sulla dinamica dell'evasione e non è escluso che chi era di guardia quella sera possa finire nel registro degli indagati. In ogni caso, l'obiettivo è capire come abbiano fatto a segare una grata di un magazzino, oltrepassare un muro alto sette metri, poi un altro alto sei meti e infine una rete elettrosaldata senza essere visti da nessuno. Il Dap, per il momento fa sapere "c'è un eccesso di allarme e gli istituti penitenziari sono sicuri". "Fatto grave, ma le carceri in Italia sono sicure", dice anche il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri. Secondo i sindacati, però, domenica scorsa erano di turno solo due agenti di guardia nel reparto lavoranti, cioè quello da cui sono scappati i due evasi. Proprio ieri la Cgil ha pubblicato un video reportage, girato il 9 febbraio, sul lavoro del poliziotto penitenziario. In quel video vengono denunciate le mancanze di organico a Rebibbia e il non completo funzionamento della cosiddetta "vigilanza dinamica".