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Covid 19

Detenuta positiva nel carcere di Rebibbia: Spallanzani ordina quarantena

Una detenuta nella sezione femminile del carcere di Rebibbia a Roma è risultata positiva al coronavirus. In isolamento tutte le operatrici e le detenute entrate in contatto con lei. Nella stessa sezione già erano risultati positivi alcuni operatori sanitari.
A cura di Valerio Renzi
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Coronavirus: protesta dei parenti dei detenuti fuori il carcere di Rebibbia
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Una detenuta è risultata positiva al coronavirus nel carcere di Rebibbia. La conferma è arrivata dall'ospedale Spallanzani dove la donna era stata trasferita ieri a seguito del manifestarsi di alcuni sintomi. Ora saranno ricostruiti e messe in quarantena tutte le detenute e gli operatori che sono entrati in contatto con la donna. A renderlo noto è il segretario generale del Sindacato della Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo. "Finalmente il buon senso prevale anche se non dipende dall'Amministrazione Penitenziaria. Lo Spallanzani ha richiesto la ricostruzione dei contatti della detenuta con il Covid-19 e di sottoporre a tamponi tutte le altre detenute e compagne di cella che sono state in contatto con la stessa. – ha dichiarato – Viene, inoltre, disposta la sanificazione dell'area infermeria e la quarantena per tutte le presenti, oltre 25 detenute".

In Italia 58 detenuti e 178 agenti positivi al coronavirus

In Italia al momento risultano esserci al momento 58 detenuti e 178 agenti di custodia positivi, ma i penitenziari si potrebbero trasformare in un'emergenza dentro l'emergenza se non verranno presi provvedimenti urgenti. Non è il primo caso di positività al coronavirus nella sezione femminile del carcere romano: due medici e due infermieri già erano risultati contagiati. Nonostante le proteste dei detenuti, con le violente rivolte avvenute tra il 9 e il 10 marzo nella carceri di tutta Italia, la popolazione carceraria è l'unica per la quale si continuano ad utilizzare strumenti ordinari in una situazione emergenziale.

Carceri piene: inefficaci le misure del Governo

Gli strumenti messi a disposizione della magistratura di sorveglianza per alleggerire il peso della popolazione carceraria e diminuire il sovraffollamento, sono al momento del tutto insufficienti. Il provvedimenti del Governo, contenuti nel decreto Cura Italia, si sono dimostrati insufficienti non cambiando se non in percentuali minime la situazione, come ammesso dallo stesso ministro Alfonso Bonafede in Parlamento.

Antigone: "Servono misure alternative per 10.000 detenuti"

Intanto da Palazzo Chigi arriva la notizia che non ci saranno modifiche rilevanti nel decreto Cura Italia per quanto riguarda le carceri. Secondo l'Associazione Antigone si tratta di un errore gravissimo. "In questa fase grave per il paese ci si affida giustamente in tutti gli ambiti ad esperti italiani ed internazionali per affrontare l’emergenza. – denuncia in una nota –  Questo per ora non sta avvenendo per le carceri, dove al ministero della Giustizia non ci si affida alle indicazioni provenienti da Onu, Consiglio d’Europa, Garante nazionale delle persone private della libertà e garanti territoriali, professori di diritto e procedura penale, alti magistrati a partire dal Procuratore generale presso la corte di Cassazione, avvocati, magistrati di sorveglianza, funzionari penitenziari, ma anche autorità morali come papa Francesco. Tutti chiedono misure urgenti e straordinarie per ridurre drasticamente il sovraffollamento. Misure che creino spazio fisico, misure utili ad assicurare il distanziamento sociale. In carcere abbiamo bisogno di liberare 10 mila persone almeno mandole ai domiciliari o in misure alternative, anche perché sempre più sono gli operatori e i poliziotti costretti a stare a casa in quanto risultati positivi".

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