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La morte dell'ultras Fabrizio Piscitelli a Roma

Derby, perché digos e prefetto hanno autorizzato la coreografia per Fabrizio Piscitelli ‘Diabolik’

Probabilmente per motivi di ordine pubblico la questura ha autorizzato non solo l’esposizione della fotografia di Fabrizio Piscitelli sulla curva laziale prima dell’inizio del derby di Roma, ma anche l’ingresso dei familiari praticamente sul campo di gioco per osservare da vicino la coreografia degli Irriducibili in ricordo del capo ultras ucciso in un agguato.
A cura di Enrico Tata
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La coreografia per Fabrizio Piscitelli esposta dagli ultras della Lazio in Curva Nord
La coreografia per Fabrizio Piscitelli esposta dagli ultras della Lazio in Curva Nord
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Non era per nulla scontato che le forze dell'ordine autorizzassero non solo l'esposizione della fotografia di Fabrizio Piscitelli sulla curva laziale prima dell'inizio del derby di Roma, ma anche l'ingresso dei familiari praticamente sul campo di gioco. E anzi più di qualcuno ha storto il naso per il si delle istituzioni a striscioni e cori per la scomparsa di un amato capo ultras, che però era anche un uomo con alle spalle gravi precedenti e ucciso in un agguato legato, quasi sicuramente, alla criminalità organizzata. Il suo nome, ricordiamo, compariva nelle carte di ‘Mafia Capitale' e anche nel Rapporto sulle Mafie del Lazio pubblicato dall'Osservatorio della Regione Lazio. Per motivi di sicurezza e ordine pubblico la questura e il prefetto hanno proibito l'organizzazione dei funerali in forma pubblica di ‘Diabolik' e per gli stessi motivi, probabilmente, hanno autorizzato la gigante coreografia esposta in Curva Nord per il capo ultras scomparso. Poter ricordare pubblicamente il leader scomparso, seppure la coreografia sia stata censurata da Sky nel corso della diretta del prepartita, ha consentito, secondo il probabile pensiero della questura, il mantenimento dell'ordine pubblico. Il primo derby senza Piscitelli si preannunciava delicato su questo fronte, ma gli unici episodi degni di nota avvenuti intorno allo stadio Olimpico sono stati alcuni cori e saluti romani da parte di un gruppetto di ultras biancocelesti nei pressi di Ponte Milvio. Molti di loro indossavano magliette nere con la scritta ‘Diablo' per ricordare l'ex leader degli Irriducibili, ucciso con un colpo di pistola alla testa all'interno del parco degli Acquedotti. 

I familiari di Diabolik sulla pista d'atletica dell'Olimpico

Come per il funerale e così per la coreografia e per il prepartita c'è sicuramente stato un dialogo tra la famiglia di Diabolik e il prefetto, con la sorella dell'ultras, Angela Piscitelli, che era presente allo stadio in Curva Nord e che ha ringraziato al termine della partita le istituzioni: "Da sorella di Fabrizio ringrazio le istituzioni, in particolare il prefetto e la Digos, che hanno permesso a tutti i tifosi di realizzare dentro lo stadio un grandioso spettacolo di civiltà in onore di Fabrizio. Voglio porgere i miei complimenti a coloro che si sono impegnati e dedicati a far sentire cosi' presente mio fratello con una coreografia davvero emozionante e spettacolare". Per Piscitelli gli Irriducibili hanno srotolato un grande striscione con un testo di una celebre canzone di Franco Califano: "È uno che se muore non ci credere, perché è capace pure di rinascere". La scenografia era composta anche da un telone con la fotografia di Diabolik e migliaia di cartoncini biancocelesti. La curva Sud romanista, invece, non ha esposto alcuna coreografia, ma i tifosi hanno esposto due striscioni in memoria del capo ultras scomparso: "Riposa in pace Fabrizio" e "Vola alto, ciao Fabrizio". Nella mattinata, circa cinque ore prima dell'inizio del derby, gli agenti della digos avevano monitorato, controllato e approvato la coreografia dei tifosi. I familiari di Piscitelli, come mostra un video realizzato dagli Irriducibili, erano sulla pista di atletica davanti alla Curva Nord (e quindi la questura deve avere autorizzato la loro entrata in campo) per osservare da vicino la coreografia dei tifosi biancocelesti.

Il caso Aldrovandi

Due anni fa fece discutere il divieto di ingresso allo stadio disposto per una bandiera in ricordo di Federico Aldrovandi, lo studente di Ferrara morto nel 2005 mentre rientrava dopo una serata trascorsa con i suoi amici. Alcuni poliziotti di pattuglia lo picchiarono a morte e per questo quattro agenti furono condannati. Il primo dicembre del 2017 alcuni tifosi della Spal in trasferta a Roma dovettero abbandonare la loro bandiera dedicata ad Aldrovandi prima di entrare all'interno dello stadio Olimpico. Il giudice sportivo sostenne che l'introduzione della bandiera doveva essere vietata perché esempio di "comportamento provocatorio nei confronti delle forze dell’ordine". La questura di Roma, per quanto riguarda l'episodio specifico, aveva parlato genericamente di "autorizzazione per l'ingresso allo stadio non richiesta".

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