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Daniele Silvestri ha dedicato una canzone a Francesco Totti: “La vita splendida del Capitano”

Nel nuovo album del cantautore romano un brano tutto dedicato al Capitano con la c maiuscola che ha passato tutta la vita a giocare indossando una sala maglia. Una favola di sport e vita, la storia di tanti gol e vittorie, ma anche di come rialzarsi dopo tante sconfitte e delusioni amare. Un brano privo di nostalgia ma pieno d’amore per la favola di Francesco Totti.
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A cura di Redazione Roma
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Bandiera indiscutibile per i romanisti, fenomeno impossibile da capire per chi non coglie l'identificazione tra la sua storia e quella di chi lo ha amato vedendolo giocare tutta la vita con la stessa maglia. Alla fine della sua carriera Francesco Totti ha visto l'omaggio di avversari e tifosi di ogni squadra e latitudine, perché la sua storia non è solo quella di un campione di pallone, di un giocatore di talento e istinto. No, Francesco Totti è anche la storia di ogni ragazzino che sogna di scendere in campo per la sua squadra del cuore. Ma soprattutto è la storia di tanti gol, di tante vittorie, ma anche di amare sconfitte. Un campione che ha vinto poco ma alla fine gli è stato bene così. Ed è questo il senso del brano che Daniele Silvestri, reduce dal successo di critica e pubblico con la canzone "Argentovivo" cantata in tandem assieme a Rancore, ha dedicato nel suo ultimo album al numero 10.

"La vita splendida del Capitano": il testo della canzone

Cose che càpitano, capitàno
Capiterebbero anche ad un marziano
Ma questo il prezzo da pagare
Quando si è puntato in alto e sempre più lontano
Le cose cambiano mio capitano
Solo che noi ce lo dimentichiamo
Sappiamo fingere di non sentircele
Tutte le bastonate che prendiamo
Vogliamo vincere, voliamo alti
Sentiamo ancora l'urlo sugli spalti
Ma poi se capita, e spesso capita
Ci ritroviamo appena più pesanti
E invece è proprio dopo la sconfitta
Che è bello avere questa schiena dritta
Guardare in faccia il mondo e anche piangendo
In fondo avere l'aria di chi poi l'ha vinta questa vita

Splendida
A volte rigida
Non proprio scomoda
Ma neanche stupida
E adesso che dovrei
Restituirvela
Venite a prenderla
Venite a prenderla
Cose che càpitano, capitàno
Come il bambino che ti dà la mano
E poi dimentica

Un due tre quattro
Cinque sei sette otto
Nove dieci

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