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Coronavirus, stop ai voli dal Bangladesh: 600 potenziali infetti in giro a Roma e in Italia

Il 13 per cento dei passeggeri del volo del 7 luglio atterrato a Fiumicino da Dacca era affetto da coronavirus e alcuni avevano anche la febbre. Significa che potenzialmente in Italia potrebbero esserci decine di positivi non tracciati arrivati nelle scorse settimane dal paese asiatico. A Roma la comunità sta facendo un gran lavoro per aiutare le Asl a controllare tutti i membri per evitare la diffusione del contagio, ma la preoccupazione è per coloro che hanno lasciato Roma per dirigersi in altre zone del nostro Paese.
A cura di Enrico Tata
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Controlli all'aeroporto di Fiumicino
Controlli all'aeroporto di Fiumicino

Su 225 passeggeri atterrati il 7 luglio a Roma con volo speciale partito da Dacca, in Bangladesh, ben 36 sono risultati positivi al tampone per la ricerca del nuovo coronavirus. In altre parole uno su otto era potenzialmente contagioso. Sarà l'ultimo volo (per almeno una settimana) che arriverà da quel Paese, dato che il ministro Speranza ieri ha ordinato lo stop a tutti i collegamenti, ma non è stato l'unico ad atterrare a Fiumicino dalla riapertura ufficiale delle frontiere dello scorso 3 giugno. Dopo alcuni casi di bengalesi trovati positivi a Roma e provincia, tra cui un dipendente di un ristorante di Fiumicino, la Regione Lazio ha disposto tamponi e test sierologici obbligatori per tutti passeggeri in arrivo da Dacca. Ieri è arrivato il responso che ha confermato i sospetti: il 13 per cento dei passeggeri del volo del 7 luglio era affetto da coronavirus e alcuni avevano anche la febbre. Significa che potenzialmente in Italia potrebbero esserci decine di positivi non tracciati arrivati nelle scorse settimane dal paese asiatico. A Roma la comunità sta facendo un gran lavoro per aiutare le Asl a controllare tutti i membri per evitare la diffusione del contagio, ma la preoccupazione è per coloro che hanno lasciato Roma per dirigersi in altre zone del nostro Paese, dove esistono comunità bangla molto importanti. "La cifra dei possibili positivi provenienti dal Bangladesh è di circa 600, è in atto opera per rintracciare queste persone per poter fare il link epidemiologico e tamponi per tutti", ha dichiarato il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri a 24 Mattino di Simone Spetia e Maria Latella su Radio 24.

Preoccupazione per i bangla che hanno lasciato Roma

"C'è preoccupazione, però adesso ci sentiamo più sicuri, con questo sforzo della Asl riusciremo a identificare e trovare altre persone contagiate. Sicuramente sono stati fatti errori dal governo del Bangladesh, che ha lasciato passare tutti, e da quello italiano che non ha controllato chi entrava in Italia. Nel nostro Paese la situazione legata ai contagi è un disastro, non ci sono cure mediche e la gente sta cercando di scappare con ogni mezzo", ha dichiarato all'agenzia AdnKronos Mohamed Taifur Rahman Shah, presidente del'associazione ItalBangla. Preoccupati per ciò che sta accadendo nel loro Paese, i bangla che ora si trovano in patria stanno cercando in tutti i modi di rientrare a Roma e i controlli in partenza da quel Paese, ormai è certo, non sono affidabili. "Tanti tornano per lavorare e scappano dalla pandemia in Bangladesh, ieri sono arrivati 280 connazionali e volevano partecipare alla preghiera del venerdì. Personalmente non me la sono sentita e ho vietato loro di venire", ha spiegato la comunità a Fanpage.it. A Roma sono stati identificati e controllati soltanto i passeggeri dell'ultimo aereo, ma non quelli atterrati nei giorni scorsi e che potrebbero ora essere in altre regioni italiane. Per esempio il 28 giugno i giornali locali romagnoli scrivevano di un focolaio scoppiato tra Ravenna, Cesenatico, Cervia e Cesena, con quindici persone circa, tutte di origini bengalesi, trovate positive. Sarebbero atterrati a Roma Fiumicino con i voli del 17 e del 23 giugno. Tutte le persone su quel volo residenti in Romagna sono state rintracciate grazie alla collaborazione della comunità del Bangladesh, un'operazione simile a quella che si sta compiendo a Roma, dove tutta la comunità è stata invitata ad effettuare tamponi di controllo gratuiti presso alcune postazioni drive-in organizzate dalla Asl Roma 2.

Le comunità bangla in Italia

Nel Lazio, dati Istat 2019, risiedono 37mila bengalesi, ma ce ne sono 22mila in Lombardia, 17mila in Veneto, 11mila in Campania, 10mila in Emilia Romagna e 9mila in Sicilia. La comunità bangla in Italia con 145mila membri è la settima comunità di stranieri residenti in Italia dopo quelle del Marocco, Albania, Cina, Ucraina, India e Filippine. La città metropolitana di Roma Capitale accoglie la più grande comunità bangladese del Paese (25 per cento del totale). Coldiretti, inoltre, ha fatto sapere che erano oltre 5.500 i lavoratori agricoli provenienti dal Bangladesh impegnati nelle campagne italiane prima dell’emergenza coronavirus.

Ad oggi, 8 luglio, i contagi da coronavirus accertati nel Bangladesh sono quasi 169mila, ma è possibile, se non probabile, che siano molti di più a causa della bassa capacità diagnostica in quel Paese. Stando sempre ai dati ufficiali forniti dai governi, si tratta del 18esimo paese al mondo per numero di casi di Covid-19.

Comunità bangla in Italia, dati Istat
Comunità bangla in Italia, dati Istat

Il sindaco di Fiumicino: "Vietare arrivi anche da Russia, Brasile e Usa"

Il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, è preoccupato che l'emergenza possa non riguardare soltanto i voli in arrivo dal Bangladesh e ha chiesto di vietare gli arrivi anche da altri Paesi in cui la pandemia è ancora in espansione. Per il sindaco va "impedito l'arrivo di qualsiasi aereo provenga dai paesi in cui il virus ha ripreso a circolare in modo preoccupante. Penso all’Australia che ha 6,6 milioni di persone in lock down, alla Russia dove si sono registrati 6.368 casi e 198 morti in 24 ore. E poi il Brasile, gli Usa, l’India. E non basta pensare ai voli diretti: va considerato l’arrivo di persone tramite voli che fanno scalo in altri stati. Per questo, va coinvolta tutta l’area Schengen. Non possiamo rischiare di compromettere gli sforzi fatti finora per non avere il coraggio di fermare quei voli. È un appello accorato, il mio, fatto pensando al bene della collettività e che mi auguro venga preso in seria considerazione".

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